giovedì 13 novembre 2014

OMOSESSUALITA' E DIRITTO ALL'ADOZIONE

Un tema oggi di forte dibattito è quello del riconoscimento di diritti alle coppie omosessuali. Un tema di cui si dibatte forse più sui giornali e in rete che nei dialoghi quotidiani delle persone, quelle vere che parlano usando il vecchio mezzo della parola parlata.
Io credo che il ragionamento che dobbiamo fare quando pensiamo di riconoscere un diritto a qualcuno, sia quello di domandarci se questo diritto possa arrecare danno a qualcun'altro, o alla collettività.
No, io non credo che riconoscere il dirotto al matrimonio alle coppie omosessuali tolga qualcosa a qualcuno. Dà qualcosa in più a chi non lo ha, e basta. Per questo, non ho dubbi sul fatto che sia importante riconoscere alle coppie omosessuali gli stessi diritti delle coppie “tradizionali”.
Tutti tutti? Anche quello di adottare dei bambini?
Qui la faccenda si fa più pesante. Permettetemi di fare prima un ragionamento sull'adozione in generale.
Partiamo con una “la” domanda: L'adozione è il modo per dare una famiglia a un bambino che non la ha, oppure il modo per dare un bambino a una coppia che non ne ha? Non si tratta di un giro di parole ma di due concetti ben differenti.
Nel primo caso – dare una famiglia a un bambino – si mettono al centro i bisogni del bambino. Nel secondo – dare un bambino a una coppia – si mette al centro il bisogno della coppia. Il risultato è lo stesso, ma invertendo l'ordine dei fattori la differenza per me si fa sostanziale.
Si fa sostanziale perché non c'è nulla che possiamo mettere davanti ai bisogni dei bambini, tutto qui.
Ora torniamo alle coppie omosessuali. C'è chi dice che, senza il riconoscimento del diritto all'adozione, non vi sarà mai una effettiva parità di diritti. Quindi, il riconoscimento del diritto all'adozione diventa il simbolo della battaglia del movimento omossessuale per il riconoscimento dei diritti. Quindi, il bambino è diventato un simbolo.
Se non possiamo mettere nulla davanti ai bisogni dei bambini, tantomeno possiamo permettere che essi diventino simbolo di null'altro che di se stessi, e del miracolo della vita.
Un amico, che ha la pregevole abitudine di essere sempre molto schietto, poco temo fa mi ha detto: «Fino a quando i bambini si ostineranno a nascere solo dall'accoppiamento di un uomo e una donna, il problema delle coppie omosessuali non sarà risolto.»
In effetti, malgrado i progressi della tecnica, finora i bambini continuano più o meno a nascere con il metodo all'antica. Un metodo in cui l'uomo e la donna hanno parti ben precise, differenti e non interscambiabili. All'uomo (e questo è il principale motivo per cui solo lieto di essere nato maschio) è toccata in sorte la parte più divertente e meno faticosa del processo. Ma questo è un altro discorso...
La domanda però potrebbe essere girata: ci sono motivi per ritenere una coppia omosessuale meno adatta all'allevamento di un bambino di una etero?
Francamente non credo: la stupidità umana si distribuisce in maniera indifferente tra maschi, femmine, gay e lesbiche. Quindi, il fatto che una coppia sia composta dai due sessi non ci garantisce nulla di particolare.
Ritorniamo quindi al problema del simbolo: se il diritto all'adozione è il simbolo dell'effettivo riconoscimento di parità di diritti tra coppie omo e etero, io resto dell'idea che un bambino non può essere inteso come il segnale di questa parità. Semplicemente perchè i diritti dei bambini non solo non possono venire dopo null'altro, ma sono pure così grandi e importanti da essere totalizzanti. Non c'è spazio per altro.
Un coppia, né omo né etero, non ha il diritto di adottare un bambino perchè così “è uguale alle altre” che i bambini li hanno. Ma questo non significa che sarebbero cattivi genitori. Significa semplicemente che i principi, se sono tali, non sono negoziabili.

giovedì 10 luglio 2014

ERA UNA NOTTE BUIA E TEMPESTOSA...

Ricevo e pubblico questo breve racconto ricevuto da un amico: 

Era una notte buia e tempestosa, io mi trovavo in una città fantasma abbandonata per un eruzione vulcanica avvenuta 60 anni fa. Dovevo raggiungere la vecchia biblioteca ma non avevo la minima idea di dove fosse. Lì mi aspettava una persona misteriosa, che tramite una lettera mi aveva detto di andarla a trovare in quel posto abbandonato. Qualunque persona in questo posto  avrebbe paura, sembrava come se da un momento all'altro spuntasse da dietro la mia schiena un mostro o un fantasma con l'intenzione di farmi del male.
Ero a soli 10 chilometri dal posto che dovevo raggiungere, quando sentii un ragazzo urlare aiuto, proveniva da dentro la foresta alla mia destra. Con molta paura mi inoltrai tra quegli alberi enormi che sembravano guardarmi. L'urlo era sempre più forte, quando trovai uno stagno dove stava affondando un mulino. Subito pensai che la persona che avevo sentito si trovasse lì dentro, ma la voce sembrava non provenire da lì.
Quindi senza badare a tutto ciò mi misi a correre oltre la pozza d'acqua senza una meta.
Le lancette del mio orologio cominciarono a girare avanti e indietro, provai a levare la batteria, ma continuava a funzionare.
Dopo qualche minuto che stavo correndo sentii quella voce più forte che mai, era come se non avessi mai sentito altri rumori in vita mia.
Svenni.
La mattina dopo mi risvegliai, mi trovavo dentro un mulino.
Pensai di essere morto, perché era lo stesso identico che vidi il giorno prima in quello stagno. Feci il giro di tutte le stanze, ma ero solo.
Tornai indietro, lo stagno non c'era più.
Gridai aiuto, nessuno rispose
Ero in mezzo ad una foresta, volevo orientarmi, quindi guardai da che parte c'era più muschio. Non c'è n'è era.
E con tutto il fiato che avevo in gola urlai: <Aiutoooo!!!!!!>
E l'ultima lettera della parola si ripeté all'infinito e svenni nuovamente.
Questa volta mi risvegliai nella biblioteca, era tutto molto tranquillo.
Iniziai a cercare un libro che parlasse della città in cui mi trovavo.
<Trovato!> gridai e appena lo estrassi dalla libreria si aprì il pavimento che si trovava sotto ai miei piedi.
Non ce la facevo più, c'era un martello appoggiato sul pavimento melmoso di quei sotterranei in cui ero caduto, lo presi e iniziai a spaccare il muro.
A circa metà strada da un condotto fognario da dove potevo uscire, si aprì una voragine sopra di me e da lì uscì molta acqua; quella gigantesca onda mi trasportò fino alla stanza dove mi trovavo prima, i sotterranei della biblioteca.
Mi accorsi che sul soffitto c'era un punto non murato, era di terra, scavai più velocemente che potetti , finalmente la superficie!
Stavo rivivendo il passato, ero su quella strada, mi vidi entrare nel bosco alla mia destra e mi accorsi che la voce che sentivo era la mia, ero bloccato lì dentro, l'uomo misterioso era il diavolo, voleva farmi del male.
Avevo fatto il giro del mondo e dopo aver sentito così tanti nomi di città non me ne ricordavo più nessuno; così mi accorsi che quella era la mia città natale, l'uomo voleva farmi tornare lì perché era il posto dove sono morti tutti i miei parenti, i miei amici e tutte le persone che conoscevo, ho infranto il mio destino, dovevo morire con loro durante l'eruzione vulcanica.
Ho vissuto una vita da menefreghista, ingenuo e avaro; ma ora sono finalmente ricordato, come una piccola leggenda, da non imitare.

domenica 30 marzo 2014

IN OCCASIONE DEL GIORNO LEGALE

Testo del mio intervento alla convention del centro sinistra novese il 29 marzo 2014 in occasione del "Giorno Legale".

Oggi, con l’ora legale, abbiamo deciso di far scattare a livello nazionale anche il ”giorno legale“: una giornata in cui ci siamo proposti di mettere al centro del dibattito pubblico il contrasto ad ogni forma di conflitto di interessi, di corruzione, di illegalità, piccola o grande. Un richiamo all’impegno etico ad ogni livello della vita pubblica, ma anche un inno al rispetto delle regole per ogni cittadino.
Questa iniziativa rappresenta una tappa di un lungo percorso, avviato nel 2012 da Pippo Civati e Stefano Rodotà che insieme convocarono a Canossa la prima Assise sulla Legalità.
Abbiamo deciso di “approfittare” di questa convention per portare questi temi alla vostra attenzione.

Il “giorno legale” si propone di essere una risposta di civiltà all’immobilismo del «si è sempre fatto così» e al disordine a cui la società italiana sembra mirare: uno scambio tra inefficienza e indulgenza verso comportamenti non conformi alla legalità.
Quel patto distorto ha una radice politica profonda e mai estirpata: i cittadini non si attivano anche perché poco consapevoli dei “costi” dell’illegalità e dei benefici di una seria azione di contrasto ad ogni forma di illegalità. Ed è su questo che la politica deve inaugurare una rivoluzionaria stagione di impegno, intestandosi la guida di una battaglia fatta di sensibilizzazione, approfondimento, esempio e proposta.
Dalle nostre parti tendiamo a pensare che questo problema non ci riguardi: sono altre le zone in cui avviene l'infiltrazione delle organizzazioni criminali nelle pubbliche amministrazioni.
Purtroppo non è così: l'ultimo comune sciolto per infiltrazione della ndrangheta è Sedriano, in provincia di Milano.
Ogni anno in italia, a partire dal 1991 (anno in cui furono sciolti i primi due) sono 20 i comuni sciolti per infiltrazioni mafiose.
Bardonecchia, Leinì, Rivarolo Canavese, Bordighera, ventimiglia... questi i comuni vicino a noi sciolti perchè in mano alla ndrangheta.

E Noi? «Nel basso piemonte ha agito la ndrangheta, silente, con in suoi riti d'affiliazione, riproducendo una struttura organizzativa con solidi legami con la casa madre in Calabria. Bosco Marengo era l'epicentro della cellula malavitosa interessata alle provincie di alessandria, cuneo e asti». Questo non lo dico io, non lo dicono i giornali, ma lo ha detto la corte d'appello di Torino nelle motivazioni della condanna relativa al processo alba chiara. Uno dei condannati, Salvatore Caridi, rivestiva nel comune di alessandria il ruolo di presidente della commissione territorio. Lo stesso ruolo che io ho in comune a Novi.
Poche settimane fa le attività di due aziende tortonesi – facenti riferimento ad una sola persona - sono state sospese da parte della prefettura per infiltrazioni mafiose.
Come vedete è un problema che ci riguarda da vicino.
Io ho l'impressione che, nonostante queste notizie, si continui a pensare che questo problema non ci riguarda. Penso invece che sia estremamente necessario che il tema del rispetto pieno della legalità venga portato avanti in queste elezioni amministrative che ci accingiamo ad affrontare.

Perchè lo vengo a dire qui, alla conferenza programmatica del centro sinistra? Perchè sono profondamente convinto che sebbene questi temi debbano essere sul tavolo di tutte le forze politiche, è qui che è possibile trovare la sensibilità maggiore. Se non lo fa il centro sinistra, a Novi, non credo che lo farà qualcun altro. Io credo che dobbiamo farci carico, con forza anche di questo problema.
Quello della legalità non è uno dei temi sul tavolo. Quello della legalità è il tema. Senza il presupposto della legalità, del rispetto delle regole, non ha senso niente altro. Nulla può permetterci di derogare a questi principi.
Molti parlamentari del PD hanno aderito, lo scorso anno, alla campagna di LIBERA “Riparte il futuro”, sottoscrivendo l’impegno  a portare avanti, nel lavoro Parlamentare, le proposte di legge sulla riforma del 416 ter (il c.d. “voto di scambio”), sull’autoriciclaggio, sulla confisca dei beni ai corrotti estendendo la normativa già esistente sulla confisca e il riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati ai mafiosi.
Lo stesso impegno viene richiesto ai futuri amministratori locali, nei Comuni della nostra Provincia chiamati al rinnovo dei Consigli Comunali e dei Sindaci a maggio, tra i quali Novi, Tortona, Ovada e Casale.
Dobbiamo proporre la massima trasparenza nella gestione della cosa pubblica, e sul programma di Rocchino Muliere ci sono importanti parole su questo punto.
E' necessario arrivare alla costituzione di una anagrafe pubblica degli eletti e degli amministratori pubblici. Deve essere possibile per i cittadini controllare con piena trasparenza le persone che sono chiamate ad amministrare la città.
Quello della Legalità è un tema centrale per la ricostruzione civile della nostra Comunità nazionale, del nostro logorato tessuto sociale.
Il nostro Paese ha necessità di recuperare in fretta il rapporto, ormai perso, tra Legalità e Giustizia. Non sempre una legge è giusta: lo abbiamo visto negli ultimi 20 anni, ad esempio, con la straordinaria sequela di leggi “ad personam”. La rottura della relazione tra legalità e giustizia, ha provocato danni profondi alla coscienza civica del nostro Paese, ha spazzato via il senso delle regole, ha educato i cittadini al disprezzo per le leggi, ha indotto a frodarle e ad irridere chi le rispettava.
La regola è sentita oggi, in Italia, non come tutela del bene comune ma come sofferenza, limitazione, ostacolo da eludere.
Per invertire questa tendenza, ciascuno deve operare uno sforzo etico quotidiano: essere esempio di onestà e di rettitudine ogni giorno ed in tutti i vari aspetti della nostra vita. Dobbiamo essere tutti, ciascuno nel proprio ambito, “ostacoli di legalità”.

lunedì 24 febbraio 2014

LA DEMOCRAZIA, GRILLO, LA SARDEGNA

Penso che la Democrazia sia un fatto davvero importante. Penso che le persone che ricevono un voto non lo debbano intendere come un dono fatto da chissà chi, ma come un preciso mandato ad operare in favore della cosa pubblica. Penso che le persone che votano debbano farlo non pensando di fare un piacere ad un amico (da cui magari ottenere poi qualcosa in cambio) ma mettendo al primo posto l'interesse collettivo. Penso che i partiti, che hanno il compito di organizzare l'iniziativa politica e cercare il consenso elettorale per concretizzarla, debbano considerare i voti presi non come un tesoro in cassa, ma come una precisa responsabilità verso gli elettori.
Penso che partiti come il Movimento 5 stelle, che alle scorse elezioni in Sardegna è stato premiato come il primo partito dell'isola e che oggi decide – per cause che non sta a me giudicare – di non presentarsi alle elezioni per il rinnovo dell'Amministrazione Regionale Sarda, faccia un torto grande come una casa a chi lo ha votato, e al concetto stesso di democrazia.
Adesso scatenatevi, e spiegatemi che tutti i partiti sono associazioni a delinquere e che tutti i politici sono dei ladri, ma tanto io continuerò a pensare che la democrazia sia una cosa importante, e che andrebbe usata molto meglio, da tutti.

domenica 5 gennaio 2014

VERO, VEROSIMILE E FALSO.


Io introdurrei il reato di “diffusione cazzate in rete”. Siamo pieni di pagine che solitamente partono con “i governi non vogliono che lo sappiate”, “i giornali e le tv hanno censurato questa notizia”, o cose del genere, e poi annunciano come vera una notizia falsa, infondata e insulsa.
Me ne sono occupato tempo fa sul mio blog: la bufala del senatore Cirenga, che avrebbe proposto e fatto approvare una legge che stanziava un fondo di 134 miliardi di euro per i parlamentari a fine carriera. La notizia è emblematica: la legge non esiste, 134 mld sono troppi anche da noi. Quella cifra rappresenta il PIL di nazioni come l'egitto, ad esempio. Che non sarà una superpotenza, ma che comunque si piazza abbastanza bene nella classifica mondiale. Infine, il senatore Cirenga manco esiste. Ma mezzo milione di utenti facebook hanno condiviso sul loro profilo questa notizia, e non contiamo i “mi piace” e i commenti indignati.
Il senatore Cirenga è un ottimo esempio. Ma ce ne sono molti altri: la foto del cane impiccato da due ragazzini che fa il giro del mondo da anni e che altro non è che un esercizio di photoshop neppure troppo ben fatto. La foto dei cristiani uccisi da i fondamentalisti islamici, che invece erano immigrati musulmani morti su un barcone della speranza. La bambina maltrattata dai genitori, che invece era caduta dal triciclo.
Il sito lercio.it pubblica quotidianamente notizie clamorosamente false che centinaia di migliaia di italiani prendono per vere e condividono in rete. Ad esempio, ha recentemente annunciato che un preside musulmano di Caserta aveva abolito le feste natalizie e costretto gli studenti ad andare a scuola il giorno di Natale. Ora, ma se un sito si chiama Lercio qualche dubbio non vi viene prima di condividere?
I ragazzi di Lercio (e di decine di altri siti simili) fanno bene il loro lavoro. Grazie ai tanti boccaloni il traffico sul sito è altissimo, e alla fine del mese questo si traduce in soldi grazie alla pubblicità.
Io di solito non riesco a trattenermi: quando trovo una notizia sospetta in rete, vado su google e faccio una verifica. Ci vuole un attimo per scoprire la verità e poi torno e segnalo all'autore della condivisione che ha condiviso una bufala. Alcuni (pochi) ringraziano e cestinano il post, altri in alcuni casi si offendono pure.
Mi sono spesso chiesto come mai succedano queste cose. Possibile che così tante persone siano disposte a credere a scie chimiche, alieni grigi, complotti internazionali, senza provare ad applicare un poco di buon senso.
Una risposta forse l'ho trovata. L'Italia è il paese al mondo in cui è più alto il tasso di analfabeti funzionali. Una volta che abbiamo un primato, purtroppo, lo abbiamo pessimo. Un analfabeta funzionale è una persona che sa leggere, ma non è in grado di capire quello che legge. A pensarci bene, è peggio essere analfabeti funzionali che semplici analfabeti. Un conto è non saper leggere ma saper leggere ma non riuscire ugualmente a capire quello che si legge è davvero penoso.
Il 47 % degli italiani è analfabeta funzionale. Praticamente la metà.
Poi succede che queste persone si comprano un pc, e vanno su facebook. E fanno danni. A pensarci bene, possono far danni anche senza avere il pc. Ad esempio, vanno a votare giudicando un partito dai colori dei manifesti, o un candidato dalla sua faccia e non dalle sue proposte.
“Governare gli italiani non è impossibile, è inutile” disse Giolitti. Forse aveva ragione? Curiosamene, questa frase se la cercate in rete è attribuita a Mussolini. Ma si sa, in rete si trovano tante informazioni false...