Ora vi racconto una cosa che mi è successa ieri sera.
Stavo tornando a casa, verso le 21, sulla strada tra Vignole e
Serravalle. Ad un certo punto un pioppo, bello grosso, ha deciso che era
ora di farla finita ed è caduto sulla strada, pochi metri davanti a me.
Sono riuscito ad evitarlo, ma una ragazza che procedeva in senso
contrario c'è finita contro. Ho accostato la mia auto e le ho dato una
mano a disincastrarsi. Una volta liberata, ha fatto manovra e se ne è
andata. Ho chiamato i soccorsi, e mi hanno detto che sarebbero arrivati
subito. Mi hanno anche chiesto di segnalare in qualche modo il problema
agli altri automobilisti, nel tempo che loro arrivavano. La strada è
buia in quel punto ed era difficile, vista anche la pioggia, vedere il
pioppo.
Sono rimasto in mezzo alla strada, sotto l'acqua, con un
abbigliamento non consono all'occasione (un po' meno ed ero in pigiama)
riuscendo a fare in modo che una decina di macchine evitassero l'albero.
Ad un certo punto un ragazzo è arrivato deciso che era il momento
giusto per andare forte, se ne è fregato dei miei gesti, e si è
infilato sopra il pioppo. Dall'altra parte, una ragazza, è riuscita a
evitare l'albero ma non è riuscita ad evitare un tizio in motorino (che
cavolo gli diceva il cervello, di uscire in motorino in una serata come
quella di ieri sera, non lo so) che è finito per terra in mezzo ai rami.
Insomma, un caos. Il ragazzo dell'auto è sceso e ha cominciato a
imprecare contro il comune, perché una cosa che noi italiani sappiamo
fare bene è prendercela con qualcuno, cercare un colpevole.
Alla
fine per fortuna sono arrivati i vigili del fuoco e hanno liberato la
strada. Me ne sono tornato a casa fradicio. Quello che mi ha colpito, in
questa serataccia, è che nessuna delle persone che sono riuscito ad
avvisare dell'ostacolo abbia pensato di fermarsi a darmi una mano. Hanno
frenato, hanno fatto manovra e se ne sono ripartite.
Ora invece vi racconto una cosa che mi
è successa tanti anni fa, 25 per essere precisi, proprio sulla
stessa strada e sempre la notte di Natale.
Sembra una strana coincidenza, e in effetti la è.
Eravamo un gruppo di amici ventenni o giù di lì. In Piazza al Lastrico, proprio alla fine della strada Provinciale su cui la notte di Natale appena passato ho avuto a che fare con l'albero caduto, finivamo la serata davanti al Bar Ivo, dove eravamo in “compagnia”, come si faceva allora prima che i telefoni cellulari rendessero superflui i luoghi di ritrovo fissi.
Eravamo un gruppo di amici ventenni o giù di lì. In Piazza al Lastrico, proprio alla fine della strada Provinciale su cui la notte di Natale appena passato ho avuto a che fare con l'albero caduto, finivamo la serata davanti al Bar Ivo, dove eravamo in “compagnia”, come si faceva allora prima che i telefoni cellulari rendessero superflui i luoghi di ritrovo fissi.
Era molto tardi e ci stavamo salutando
prima di andare a casa. C'era una nebbia terribile, di quello che
davvero potevi tagliare con il coltello. Uno di noi, Massimo, era in
ferma di leva negli alpini, e il giorno dopo sarebbe dovuto rientrare
in caserma. Era venuto in Vespa e abitava ad Arquata. Giunta l'ora di
andare a casa, visto che la sua vespa era male in arnese, la nebbia e
il freddo, gli consigliammo di lasciarla lì e venire a casa con noi,
che eravamo in auto. Lui si oppose: la Vespa doveva riportarla a
casa, lui il giorno dopo partiva e non poteva mica lasciarla lì fino
a chissà quando.
Partii e tornai a casa. Il mattino dopo
seppi che Massimo con la sua Vespa aveva percorso meno di un
chilometro, prima di fare un frontale con un'auto. In caserma non ci
sarebbe tornato mai più.
Ecco, ho sempre pensato che quella sera
non avevo insistito abbastanza per convincerlo a venire in auto con
me. Ho sempre pensato che quella sera non avevo fatto abbastanza.