sabato 31 dicembre 2016

2017: il mio messaggio per il nuovo anno



Una biosfera
Una volta vidi in vendita una biosfera. Un bellissimo oggetto, molto educativo, costituito da una sfera di vetro chiusa ermeticamente con dentro  acqua, aria, un gamberetto e alghe. Le alghe crescono grazie alla luce del sole, il gamberetto mangia le alghe, le alghe mangiano gli escrementi del gamberetto. Un sistema chiuso che al suo interno ha più o meno quello che serve per perpetuare la vita, almeno per un po' e almeno finché esponendola alla luce le permettiamo di svolgere il suo ciclo vitale.
Un oggetto bello, ma che mette tristezza. Se ci pensate però è più o meno quello che facciamo qui sulla terra. Abbiamo il sole che ci dà energia, e il resto è tutto scambio interno. L'erba cresce e tutto il resto di conseguenza. Anche il petrolio su cui si basa la nostra economia e la nostra politica energetica nasce da questo ciclo: materiali organici di milioni di anni fa che lentamente si sono trasformati in quest'olio fossile ricco di energia, la stessa che le piante di milioni di anni fa hanno ricevuto dal nostro sole.
La popolazione mondiale negli ultimi 50 anni è più che raddoppiata. Il numero di persone sulla terra è aumentato di più da quando sono nato io a oggi, che dall'anno 1000 al 1967. Le stime ci dicono che entro il 2050 saremo 10 miliardi. Noi siamo i gamberetti in quella biosfera di vetro, e siamo aumentati a dismisura.
Ma come mai siamo cresciuti così tanto? Merito della tecnologia, che ci ha permesso di sfruttare più intensamente le risorse del pianeta e di avere maggiore mobilità. Il problema è che per farlo abbiamo dovuto intaccare quelle che si chiamano apposta risorse non rinnovabili. Il petrolio, il gas naturale, il carbone. Abbiamo devastato territori vergini per coltivare l'olio di palma, che non fa male a noi ma che fa male alla terra.
Abbiamo emesso, e stiamo emettendo nella nostra atmosfera tutto il CO2 che possiamo. Questo ha provocato l'innalzamento delle temperature, dando vita ai cambiamenti climatici di cui ormai ci accorgiamo tutti. Pochi giorni fa, a Natale, abbiamo avuto quasi 20 gradi di temperatura. 20 gradi a  Natale!
I ghiacci si sciolgono, a causa dell'innalzamento della temperatura. E la temperatura a sua volta si innalza a causa dello scioglimento dei ghiacci. Alcune zone del pianeta andranno sott'acqua, la corrente del golfo si fermerà e per il nord d'europa avremo una nuova glaciazione. Il petrolio finirà entro 60 anni, le terre coltivabili diminuiranno e la popolazione continuerà ad aumentare.
Non sono catastrofico, ma semplicemente realista. La domanda che ci dobbiamo fare è se siamo ancora in tempo per cambiare direzione. La maggior parte degli analisti dicono che ormai è troppo tardi.
La cosa che mi fa stare davvero male è che il mio sperperare le risorse del pianeta (perchè è colpa mia, è colpa vostra, mica di altri) lo pagheranno i miei figli, i miei nipoti, in un  futuro che non è così lontano.
Il problema è che se ci convinciamo che è troppo tardi per frenare prima del burrone, e andiamo avanti allegramente come il titanic verso l'iceberg, facendo finta di non vederlo, facciamo davvero una brutta figura. Cosa penseranno di noi i probabilmente pochi abitanti del nostro pianeta tra 100 o 200 anni? Che eravamo degli incoscienti, dei lemming che corrono verso la scogliera.
Il problema spetta a noi. Spetta ai nostri movimenti politici, che dovrebbero avere l'alto compito di trovare il modo migliore di amministrare il pianeta.
Il 7 dicembre 1972 la navicella Apollo 17 scattò
la famosa foto “blue marble”, la biglia blu.
Il 7 dicembre 1972 la navicella Apollo 17 scattò la famosa foto “blue marble”, la biglia blu. Fu la  prima foto a colori del nostro pianeta pienamente illuminato dal sole visto dallo spazio dalla distanza di 45mila chilometri. Una foto che finì su tutti i giornali e fece nascere i primi movimenti ambientalisti. La nostra casa vista dallo spazio è così bella e così fragile. Dovevamo impegnarci a tenerla bene, capimmo allora, perchè non è nostra ma dei nostri figli.
Oggi, se leggiamo i programmi di tutti i movimenti politici, un capitoletto  sull'ambiente non se lo dimentica nessuno. I movimenti politici esclusivamente ambientalisti però non hanno mai avuto molta fortuna dal punto di vista elettorale, perché le persone hanno i loro problemi quotidiani più impellenti da risolvere. Il 2016 che finisce oggi e il 2017 che arriva stasera sono anni strani, brutti.
Mentre l'uomo dovrebbe impegnarsi per risolvere globalmente il problema dell'ambiente, ci dibattiamo in problemi che avremmo dovuto lasciarci dietro 1000 anni fa. E' in corso una guerra di religione, e mettetela come volete ma la stessa esistenza di movimenti religiosi che si pongono l'obiettivo di eliminare fisicamente chi non la pensa come loro  è talmente medioevale da fare rizzare la  pelle a chiunque ha un po' di cultura. Noi abbiamo di fronte un burrone, e abbiamo chi sgozza per motivi religiosi: non riesco a immaginare nulla di più stupido. Sarebbe addirittura più sensato sperperare tutto negli ultimi giorni, abbandonandoci a qualunque vizio, piuttosto che questo.
Il problema è che oggi la coscienza ambientale si declina o in ridicoli amori per gli animali, come se mettere il cappottino al cane fosse qualcosa di ecologico (nulla in contrario all'amore per gli animali, li adoro pure io ma non c'entra nulla con l'ambiente) oppure in movimenti radicali che pensano che impedire la costruzione di un ponte o di una ferrovia salvi l'ambiente.
L'ambiente lo salviamo anche attraverso le infrastrutture, invece. Riducendo l'impatto ambientale della produzione e del trasporto delle merci, anche se ci costa abbattere un bosco qui, per salvarne 100 là.
La nostra politica ambientale spesso si è ridotta a slogan di auto sempre meno – a parole – inquinanti. Euro 3, 4, 5, 6 e via così. Ma se bruci un litro di benzina, sia che lo bruci nel motore di una vespa anni '50, o nel moderno motore multivalvole catalitico e chi più ne ha ne metta, sempre un litro è. Sempre quelli sono i composti inquinanti prodotti, magari li spostiamo solo di posto. Dall'aria alla marmitta catalica, ma sempre quella è la roba che produciamo, che in sé non è buona o cattiva, ma è solo troppa. Quello che proprio non riusciamo a  capire è il rendimento energetico, che non è mica un concetto così difficile. Portare merci sul treno è più ecologico che portarle sul camion perché il treno è elettrico e il rendimento energetico di un motore elettrico è enormemente maggiore di quello di un motore endotermico. E' più ecologico perché il rendimento di una centrale di produzione di energia elettrica per far andare il treno, foss'anche a carbone, è molto più alto del rendimento di tanti piccoli motorini sparsi sulle strade.
Invece abbiamo messo norme che ci hanno costretto a cambiare l'auto, facendoci credere che lo facevamo per l'ambiente. Ma quanto vale in inquinamento l'auto che avevamo, che improvvisamente da mezzo di trasporto è divenuta rifiuto speciale? Quanto abbiamo inquinato per produrre l'auto nuova, e quanto abbiamo inquinato per guadagnare i soldi che ci sono serviti per acquistarla? E intanto abbiamo continuato a bruciare petrolio. L'incentivo non avremmo dovuto darlo per cambiare l'auto, ma per comprare la bici, o per far durare di più quella vecchia.
Cosa c'è di ecologico nel produrre sempre nuovi televisori e buttare via quelli vecchi? E' classe AA++, ti convincono. E tutti via ad abbandonare dal cassonetto la vecchia tv, piena di sostanze tossiche per l'ambiente.
La vera rivoluzione la facciamo nelle nostre case, cominciando a mangiare meno risorse. E questo non vuol dire metterci a dieta, o rinunciare alle nostre comodità, ma usando quello che abbiamo. La vera rivoluzione sta nell'acquistare meno merci, e selezionarle in base alla strada che hanno fatto. Più un prodotto è fatto vicino a noi, meno ha inquinato per essere trasportato a casa nostra. Invece noi abbiamo continuato a comprare l'acqua Fiuggi, che viene da Roma, e abbiamo fatto fallire le fonti Feja, che erano a 10 chilometri da qui. Bel colpo.

Dobbiamo smetterla di acquistare non i prodotti, ma la loro pubblicità. L'acqua che fa fare la “plin plin” non costa di più perchè è più buona, ma perchè deve pagare Del Piero e l'altra tizia per dire cretinate  e sopratutto deve investire milioni per far girare i suoi spot sulle nostre tv. Non compriamo l'acqua, ma lo spot. Bravi scemi.
La vera rivoluzione ambientale sta nel non cambiare la tv, e spendere gli stessi soldi nel ristorante sotto case, bevendo buon vino e dando la mancia al cameriere. Così facciamo girare l'economia.
Invece oggi è tutto usa e getta, e nessuno ripara più nulla. Tutto diventa rapidamente spazzatura e magari qualcuno pensa pure di essere ecologico nel farlo.
Quello che dovrebbero fare i nostri politici, i partiti che noi votiamo (con buon pace di quelli che pensano di essere rivoluzionari non andando a votare, se siete tra quelli smettete pure di leggere tanto è una battaglia persa con voi) è introdurre una nuova tassa.
Sto parlando della carbon tax, una tassa sulle risorse energetiche che emettono biossido di carbonio nell'atmosfera. È una di ecotassa, che è stata proposta dagli economisti come preferibile in quanto tassa un "male" anziché un "bene".
Ovviamente sono un visionario: nessuno voterebbe un partito che propone l'introduzione di una nuova tassa. Meglio promettere l'abolizione di imu, tasi, ecc e prendere voti così.
Quindi, buon anno a tutti. Verso il muro.





sabato 6 agosto 2016

Non sono io al posto di Renzi. Almeno per ora...

A proposito di canone rai in bolletta Enel, ecco come la penso, ad oggi.
Prima un po' di storia: l'imposta sulla detenzione di apparecchi atti alla ricezione di programmi radiotelevisivi (nota come canone Rai) nasce nel lontano 1938. Quindi, fu una roba fascista. Ma la tv non esisteva ancora, direte voi. Infatti, allora c'erano le radio, ma la Rai (allora Eiar) c'era già. In effetti già alla sua nascita qualcuno poteva sollevare il problema: perchè devo pagare la Rai visto che con la mia radio posso ricevere ad esempio radio Londra, che preferisco? Semplice, allora era vietato ricevere trasmissioni straniere: le radio erano bloccate sulla frequenza e se manomettevi il blocco giù botte e olio di ricino.
Quindi, se hai la radio, devi sentire la rai e pagare.
Il sistema si è mantenuto anche con la caduta del fascismo. L'unica variazione, è che non si paga più sulle radio ma solo sulle tv e apparecchi assimilabili. Il problema è che negli anni 50 o 60, se avevi la tv dovevi per forza vedere la rai. Altro non si vedeva. Dagli anni '70 in poi, l'offerta è aumentata enormemente e quindi non si è costretti a vedere la rai. Per questo, molti ritengono di avere il diritto di possedere un tv e non pagare in canone, non vedendo la rai. Il canone è quasi sempre andato aumentando dal 1938 ad oggi. Solo nel 2005 diminuì, passando da 99,6 a 99,5 euro.
La più grande riduzione c'è stata quest'anno, quando il canone è passato da 113,5 a 100 euro. Contestualmente alla riduzione, è cambiato il modo di pagare. Se prima chi aveva la tv prendeva il bollettino e andava a pagare, ora a pagare sono tutti quelli che hanno una fornitura elettrica, e chi non ha la tele deve mandarne comunicazione. In sostanza, oggi si ritiene che è normale che chi ha la corrente in casa, abbia anche la televisione, e quindi gli si “facilita la vita” prendendogli i soldi dalla bolletta dell'enel senza andare a cercare bollettini vari. Lo strano è che molta gente, di fronte da un lato alla riduzione e dall'altro alla maggiore comodità di pagamento, si è incazzata.
Fatto sto spiegone, vi dico come la penso. La Rai è un baraccone: a parte pochi programmi (fosse per me, salverei solo Quark e passaggio a Nordovest) produce tv spazzatura. Produce sopratutto stipendi clamorosi per dirigenti improbabili, per il resto è inguardabile. Non ha senso che i cittadini debbano pagare per questo. Se fossi a capo del governo, metterei in vendita al volo la rai. Come unica regola, direi che nessuno può comprarsi più di una canale, per evitare concentrazioni di potere che ne abbiamo già troppe. Ma non sono io al posto di Renzi. Almeno per ora (modalità ironia on) 
Quindi, ritengo ingiusto dover pagare il canone. Però lo pago, da sempre, perchè sono convinto che le leggi vadano rispettate, anche se sono vecchie e le ha fatte mussolini. Se non ti stanno bene, le combatti. Non vale fare i furbi. Ora, arrivato il nuovo modo di pagamento con lo sconto, pare che un mucchio di italiani la tv non l'abbia. O se ce l'ha, non veda la rai. In realtà, io penso che la tv l'abbiano praticamente tutti, e la rai la veda tutti, poco ma la vedono. Il problema è che prima facevi finta di non avere la tv, e scampavi la tassa. Ora, devi dichiarare che non ce l'hai. E la differenza tra omettere una cosa, e dire il falso, c'è, quantomeno dentro di noi. Un conto è far finta di nulla, un conto è prendere carta e penna, dire il falso e firmarlo. Non è la stessa cosa.
Per questo, secondo me, molti si stanno incazzando: perché sanno che la tassa (ingiusta) la pagheranno, e questi 100 euro all'anno li avrebbero spesi in altro. Come me e milioni di altri italiani, del resto. E quindi, tutti contro al toscanaccio che ha trovato il trucchetto e ci ha fregati con il “pagare meno, pagare tutti”. Quello che mi infastidisce è l'ipocrisia, la solita italiaca ipocrisia. Se lo dico io che la rai fa schifo e che non dovrebbe essere pagata, è un conto. Io la pago, e ho diritto di dirlo. Ma se tu che non l'hai mai pagata, lo dici, allora sei solo un furbetto. Se come quello che dice “perchè dalle mie tasse bisogna prendere i soldi per pagare la sanità, visto che io sto bene?”. Poi, quando va all'ospedale, si lamenta che gli ospedali fanno schifo. Idem per la scuola, ad esempio. Di tasse ingiuste (e pure di giuste) ce ne sono moltissime. Ad esempio, io trovo che siano più ingiuste le tasse scolastiche, tanto per dirne una.
Quindi, piantatela di lamentarvi del nuovo metodo di pagamento, a meno che non vi siate lamentati anche con il vecchio.

mercoledì 17 febbraio 2016

DA PADRE PIO A PAPA FORMOSO, UNA LUNGA STORIA HORROR.

Papa Formoso durante il sinodo del cadavere in un   dipinto
Il tour del cadavere di Francesco Forgione, meglio noto come Padre Pio, mi ha lasciato abbastanza inorridito. Un corpo inanimato, ricoperto da una maschera di silicone prodotta dalla Gems Studio, azienda londinese specializzata nella ricostruzione di volti di personaggi famosi per gli usi più vari: uno dei suoi maggiori clienti è il museo delle cere di Madame Tussaud. Maschera che serve a dimostrare la santità dei poveri resti, che se incorrotti dal tempo sono segno divino. Peccato che il corpo di Forgione sia diventato subito nero e puzzolente, e così i suoi “fedeli” hanno provveduto ad un po' di trucchetti.
In santa romana chiesa il gusto del macabro è sempre stato forte. Non c'è chiesa che non abbia una tibia di un santo, una scapola di una santa, un mignolo di un beato. Una schifezza, secondo me, che configura il reato di vilipendio di cadavere.
Ma il massimo del gusto del macabro la chiesa romana l'ha raggiunto in un episodio poco noto, passato alla storia come il Sinodo del cadavere.
Siamo alla fine del IX secolo, e questa storia riguarda Formoso, 111° papa della chiesa romana.
L'enciclopedia cattolica – che è una roba che i cattolici prendono sul serio – ci dice che Formoso nacque probabilmente a Ostia, vicino a Roma, più o meno nell'anno del Signore 816. Non si sa molto della prima parte della sua vita, e non si sa neppure quale fosse il suo vero nome e di chi fosse figlio. Le prime notizie risalgono al 864, quando Formoso aveva 48 anni e a quei tempi era già una bella età. In quell'anno viene nominato Vescovo di Porto, che non è la Città del Portogallo ma una chiesa nei pressi di Fiumicino.
Formoso probabilmente era un “maneggione” di livello: dopo Porto, prima è in Bulgaria, poi in Francia, per poi tornare a Roma nel 872, in occasione della morte del Papa Adriano II. Formoso è tra i favoriti, candidato della corrente filo-germanica, ma la spunta Giovanni VIII, filo-francese.
Poco dopo l'elezione del nuovo Papa, a Roma le due fazioni cominciano a menarsele di Santa (!) ragione e Formoso scappa da Roma. Siamo nell'876.
Papa Giovanni lo scomunica, ma due anni dopo le pressioni francesi fanno si che il Papa ritiri la scomunica, a patto che Formoso si riduca allo stato laicale e non metta mai più piede a Roma. Nel 882 anche papa Giovanni muore, e al suo posto sale al soglio pontificio Marino I, che riabilita Formoso e lo rinomina vescovo di Porto. Martino resiste per due anni, poi muore lasciando il posto a Adriano III che resiste pochi giorni prima di morire improvvisamente. Dopo di lui arriva Stefano V che resiste un poco di più, 6 anni. A quei tempi, l'espressione “ogni morte di Papa” non rappresentava un intervallo di tempo molto lungo...
Nell'891 la fazione filo-germanica ha la meglio e Formoso viene eletto Papa. Il suo pontificato dura fino all'896, quando muore per probabile avvelenamento. Viene sepolto, come tutti i Papi, in San Pietro.
Ma la morte non mette fine alla storia di Formoso, anzi, il bello deve ancora venire. Dopo di lui viene eletto papa Stefano VI, membro del partito spoletino avverso da Formoso, che decide di processare il suo predecessore. Il fatto che sia morto da 9 mesi poco importa al nuovo Papa. Fa esumare i cadavere di Formoso, lo veste a puntino, lo fa sedere di fianco a lui e gli fa il processo.
Una scena che neppure i peggiori registi di film horror hanno mai immaginato: visto che Formoso non può rispondere alle domande dei giudici, gli viene posto accanto un diacono perché parlasse in sua vece.
Quando veniva data la parola al cadavere, il diacono rispondeva, riporta la cronaca dell'epoca, dicono i cronisti, con una voce rauca e profonda come se venisse dall'aldilà.
Assistono al processo tutta la curia romana, di fronte al popolo di Roma. Il cadavere di Formoso è legato su un trono nella sala del concilio, ricoperto con sacre vesti pulite, dopo essere stato denudato.
“Sul corpo nudo si era scoperto il cilicio ancora conficcato nelle carni. Il dorso ne portava le tracce simili ad una flagellazione. Un taglio più profondo all’emitorace sinistro tra la quinta e la sesta costola pareva procurato da una lancia. Il capo era ripiegato sulla clavicola, la fronte libera dalla mitria pontificia, aveva dei segni come di rami spinosi dell’acantus orientalis. Il corpo irrigidito sullo scanno pendeva da una parte come se l’opprimesse il braccio trasversale di un’invisibile croce.
Il lezzo del cadavere rendeva irrespirabile l’aria dolciastra, invano contrastata dalle fumigazioni dell’incenso sui bracieri.”
Mamma mia, che schifezza! Formoso viene condannato, denudato, gli strappano tre dita della mano destra – quelle che usava per benedire – e il suo corpo nudo e decomposto viene trascinato per Roma.
Alla fine viene buttato in Tevere. Finita la storia? Non ancora! Il cadavere viene ritrovato venti miglia a valle, su una spiaggia di Ostia, da un monaco, che lo porta via con sé e lo nasconde. L'anno dopo anche Stefano VI muore, e il cadavere di Formoso risalta fuori, viene riportato a Roma e nuovamente sepolto in vaticano.
Sono passati più di mille anni da questa vecchia storia, ma lo stile non è cambiato.

venerdì 27 novembre 2015

Perchè mi sono sono convertito al pastafarianesimo?

Eccomi con il mio simbolo di fede
Ho deciso che d'ora in avanti, a chi mi chiederà in cosa credo, risponderò che sono pastafariano.
Dirò che noi pastafariani crediamo che l'universo è stato creato da un mostro di pasta al sugo ubriaca, e rivendichiamo con forza il diritto di credere in questa cosa strana.
Al mondo esistono numerosissime cosmogonie: c'è chi ha creduto nell'olimpo, chi crede che l'universo sia stato creato in sette giorni da un certo dio, chi crede che sia stato generato da un uovo cosmico sospeso nella non-esistenza (induismo).
Ognuno può credere in quel che vuole, ma il vero problema è che una caratteristica comune di tutte le religioni (pastafarianesimo escluso) è di ritenersi esatta, e le altre sbagliate. Ognuno crede che il proprio Dio sia l'unico vero Dio, e che tutti gli altri siano infedeli. E giù a massacrarsi di botte.
Io fino a ieri ero agnostico, non avevo una fede e riconoscevo il diritto a chiunque di credere nell'amico immaginario che preferisce, senza però rompere le scatole agli altri. Ora, visto il caos che sta succedendo per il mondo per via del fatto che stiamo ricadendo in secoli bui di integralismo, credo che occorra fare qualcosa di più. Per questo mi sono convinto che sia necessario convertirsi al pastafarianesimo, e cerco di fare in modo di convincere anche voi.
Il pastafarianesimo è una roba seria, anche se non sembra.
E' stato creato nel 2005 da Bobby Hederson, un fisico all'Oregon State University, per protestare contro la decisione del consiglio per l'istruzione del Kansas di insegnare il creazionismo nei corsi di scienze come un'alternativa alla teoria dell'evoluzione (cioè, si poteva scegliere di studiare, in scienze, la teoria dell'evoluzione di Darwin oppure la storiella di Adamo e Eva). In una lettera aperta inviata al Kansas State Board of Education, Henderson professò di credere in un creatore sovrannaturale molto somigliante a degli spaghetti con le polpette. Henderson successivamente chiamò per questo la teoria della creazione "Pastafariana", rivendicando uguali ore di insegnamento insieme alle teorie del disegno intelligente e dell'evoluzione. Henderson spiegò che poiché il movimento a sostegno del disegno intelligente utilizza riferimenti ambigui a un non meglio precisato "progettista intelligente", ogni entità concepibile poteva rivestire questo ruolo, compreso il Prodigioso spaghetto volante (in inglese Flying Spaghetti Monster). Secondo molti atei ed agnostici, il pastafarianesimo rappresenterebbe una versione moderna della Teiera di Russell e dell'Invisibile Unicorno Rosa. (fonte wikipedia)
Questa provocazione di Henderson ha subito preso piede. Quindi il ragazzo si è dato da fare e ha creato tutto un sistema pastafariano, simile alle religioni tradizionali.
Nella nuova religione non ci sono comandamenti, ma bensì otto “preferirei che tu evitassi” dettati direttamente dal prodigioso spaghetto volante. Il primo, molto significativo, dice che occorre evitare di vantarsi della propria religione, e che se qualcuno non crede in lui, lo spaghetto volante se ne frega alla grande.
La patente di un pastafariano
Avete capito già che il pastafarianesimo è una geniale provocazione. Prendete il fatto dello scolapasta. Visto che alcune persone hanno ottenuto il diritto di posare per foto ufficiali con il volto coperto per motivi religiosi (cosa che io considero non solo stupida, ma anche pericolosa) i pastafariani hanno cominciato a rompere le scatole pretendendo di poter mettere la foto della patente con in testa uno scolapasta, simbolo della loro fede. Qualcuno ci è pure riuscito: nel luglio 2011, in Austria, l'ufficio dei trasporti di Vienna ha riconosciuto il diritto di un giovane pastafariano, Niko Alm, a inserire nella patente di guida una propria fotografia uno scolapasta in testa. Analogo episodio si è ripetuto nel luglio 2013 a Brno, in Repubblica Ceca, quando il ventottenne Lukáš Nový ha ottenuto che gli venisse riconosciuto il diritto di utilizzare, per la propria carta d'identità, una foto che lo ritrae mentre indossa lo scolapasta, in accordo alle leggi nazionali che consentono l'utilizzo di copricapi per motivi medici o religiosi purché non nascondano il volto.
Purtroppo la nuova religione ha preso una piega forse un po' troppo goliardica: per molti, essere pastafariano si limita a ritrovarsi per mangiare quantità di spaghetti. Del resto, una mano a tutto questo l'ha data Henderson, quando ha detto che nella religione pastafariana il paradiso esiste: un vulcano erutta birra, ed è pieno di spogliarelliste. Poi, per forza che non ci prendono sul serio.
Scherzi a parte, credo davvero che oggi ci sia bisogno di pastafarianesimo: da un lato sentiamo gridare “Allah è grande” da tizi che si fanno saltare in aria, dall'altra preti drogati e puttanieri (quando va bene) ce la menano con la santità. Meglio mettersi uno scolapasta in testa, e cercare di trascinarli nel ridicolo.
In Italia il movimento pastafariano sta prendendo piede. Il registro nazionale conta oggi 3259 iscritti, manchi tu.
In Italia, tra l'altro, la chiesa pastafariana ha chiesto di togliere le tasse sulla casa dei propri adepti, visto che la casa di ogni pastafariano è un luogo di culto. 

domenica 15 novembre 2015

FACCE DIVERSE DELLA STESSA MEDAGLIA.

Di fronte a quanto accaduto in Francia ho pensato che fosse meglio tacere. Un attacco simile, e il rispetto alle vittime, non rende necessarie parole. Il silenzio mi era sembrato la cosa migliore.
Poi però ho visto scatenarsi i peggiori istinti. La giusta rabbia contro quanto successo, si è trasformata in un odio generalizzato verso il diverso, verso lo straniero, e le forze politiche più becere si sono lanciate in uno sciacallaggio indegno sui corpi ancora caldi delle vittime.
Questo mi ha convinto ancora di più che fosse meglio tacere, inutile cercare di riflettere in mezzo a tanto caos.
Poi ho pensato che stavo, stavamo, facendo proprio quello che i terroristi vogliono. Estremizzare lo scontro ideologico, schiacciare gli europei verso posizioni di intolleranza, cosicché gli immigrati che sono qui vengano per reazione portati sulle posizioni degli integralisti.
Se l'integrazione è una parola che ormai fa venire l'orticaria a molti da queste parti, l'Isis può ben festeggiare. Non serve un ragionamento complesso per capire che l'integrazione è il primo nemico di chi cerca di arruolare persone nella causa integralista.
Prendiamo ad esempio il titolo di Libero, “bastardi islamici”. Neanche pagando l'Isis avrebbe ottenuto risultati migliori. E anche Libero, in un modo che a me pare indegno, strizza l'occhio ai fondamentalisti di casa nostra, capendo che ormai chi fa di tutta l'erba un fascio va per la maggiore.
Se in Francia Marine Le Pen, leader della destra più oltranzista, ha scelto di mantenere un profilo basso per rispetto alle vittime, qui da noi Salvini e la Meloni si sono lanciati in una campagna di strumentalizzazione tutta volta a raccogliere voti alle prossime elezioni.
L'attacco di Parigi ha sicuramente portato più voti alla Lega di quanti ne abbia persi a causa degli scandali e della corruzione che hanno travolto il vecchio Bossi un paio di anni fa.
Il partito nato all'indomani di tangentopoli sull'onda dell'indignazione per la corruzione, ha dimostrato di essere ben più ladro dei partiti della prima repubblica a cui portava via voti 20anni fa, ma il cambio di brand voluto da Salvini (da “prima il nord” a “prima gli Italiani”) sicuramente pagherà bene alle prossime elezioni e ha fatto dimenticare il Bossi e il suo cerchio magico ad un elettorato dotato di ben poca memoria.
Ma non è di queste piccole beghe che volevo parlare. Ho deciso di dire la mia perchè ho pensato che il silenzio di quelli che vogliono ragionare e capire sia una vittoria dell'Isis da un lato, e dei partiti che ho detto prima dall'altra. Soggetti che, se ci riflettete un po', appaiono molto simili: facce diverse della stessa medaglia.
Ieri ho visto su Facebook molti giustizieri da tastiera votarsi a Mussolini per risolvere il problema: quanto è poca la memoria storica. Addirittura c'è chi ha invocato l'intervento di Totò Riina. Poi ci sono quelli che mettono la foto del profilo con i colori della bandiera francese, o fanno girare una catena di Sant'antonio per un moccolotto sullla finestra, e pensano di aver fatto qualcosa di utile.
Quello che dovremmo chiederci è come mai siamo arrivati qui, e come possiamo fare per uscirne. Questa situazione si è creata, a livello internazionale, grazie ad una marea di errori che Europa e Stati Uniti hanno fatto e continuano a fare. La guerra del golfo ha dato il via ad un processo che invece che portare avanti il medio oriente, ha scatenato una polveriera di instabilità che ha creato le condizioni per il successo dell'integralismo. Abbattere i cosiddetti “signori del male” come Saddam Hussein o Muhammar Gheddafi ha peggiorato la situazione.
Oggi, i bombardamenti “a cazzo” (scusate la parola, ma ci sta) che si fanno contro l'Isis, in un contesto internazionale di divisione, non hanno altro risultato che estremizzare ancora di più le posizioni radicali. Questo non significa che sia sbagliato attaccare l'Isis, anzi. Quello che dobbiamo fare però, è fare sul serio. Bisogna andare là e combattere davvero sul campo, e bisogna agire contro chi, qui da noi, fornisce le armi ai terroristi. Possibile che il nemico dell'America abbia in dotazione una caterva di M16 prodotti in fabbriche statali americane?
La propaganda di reclutamento dell'Isis pesca proseliti in Europa nei grandi ghetti che sono stati creati nelle periferie delle grandi città. Esempio lampante di luoghi dove l'integrazione non c'è stata, non ha funzionato, e i ghetti degradati sono diventati terreno di consenso verso i terroristi. Prova quindi che l'integrazione è la vera arma per fare in modo che qui da noi il terreno non sia fertile.
Anche la parola integrazione qui da noi è stata travisata ed è diventata uno dei nemici del popolo. Integrazione è il fatto che io rispetto che tu mangi il couscous, e tu rispetti che io mi mangio le costine di maiale. Non è integrazione rispettare ad esempio il velo imposto alle donne. Noi, dalle nostre parti, abbiamo sudato anni per ottenere diritti e abbiamo principi su cui non possiamo mollare neanche di un centimetro. Non possiamo mollare sul rispetto delle donne, sulla libertà religiosa, sulla democrazia. Chi ha pensato – e a sinistra sono stati molti, troppi – che l'integrazione significasse rispetto per qualunque squallida usanza di chiunque arriva qui, ha commesso un errore enorme. Non si tratta di difendere semplicemente “noi” contro “loro”, ma di affermare senza dubbio che alcuni dei nostri valori non possono essere messi in discussione da nessuno, mai.
In Italia si stima che ogni anno 30mila bambine vengano sottoposte a infibulazione (mutilazione dei genitali) da parte dei genitori. Nei loro paesi di origine è una tradizione a cui viene attribuito un qualche oscuro valore “culturale”: qui da non può e non deve essere minimamente accettata una pratica simile, ma invece nel nostro paese, ogni anno migliaia di bambine subiscono questa pratica inumana. Su questo, ed è solo un esempio, la nostra tolleranza deve essere molto meno di zero.
Per essere chiari, io credo che l'integrazione debba essere fatta, ma senza mettere in discussione i valori fondanti della nostra società. Cosa che, per qualche genio nostrano, si riduce a dire che il crocefisso nelle aule non si tocca. Come se, qui da noi, fregasse davvero qualcosa a qualcuno (cardinali in primis) di quello che ha detto quell'ebreo 2mila anni fa.
I nostri valori, per fortuna, sono ben altri. O almeno, lo sono i miei.
Una gran mano a rendere tutto più complicato la dà il solito, farraginoso, sistema italiano. Le procedure per il riconoscimento dell'asilo politico sono in realtà delle lotterie lunghissime, che non riescono a distinguere tra chi ha diritto e chi non lo ha, costringendo per lunghi mesi, se non anni, persone ad essere posteggiate in qualche centro accoglienza senza poter lavorare (gli è vietato dalla nostra legge) per avere alla fine un risultato che può essere di riconoscimento della domanda, oppure di espulsione che significa semplicemente entrare in clandestinità. Il nostro sistema giudiziario poi sembra fatto apposta per chi vuole delinquere. Processi lunghissimi, tre gradi di giudizio che sembrano non finire mai, e poi nel caso una venga finalmente condannato bisogna andarlo a cercare per metterlo dentro, come se un ladro stesse lì a casa sua a aspettare i Carabinieri che vengono a prenderlo.
La Francia, all'indomani degli attentati, ha annunciato di aver chiuso le frontiere. Bella balla, Hollande: le frontiere, per gli stranieri, le hai chiuse da sempre (vedi gli immigrati accampati sugli scogli a Ventimiglia) e poi è troppo facile blindare le frontiere di terra. Prova ad essere, come è l'Italia, una immensa portaerei protesa nel mare della disperazione e vediamo come fai, a blindare le frontiere.
Quindi, sintetizzando: se là è un gran casino, è perchè lo abbiamo in parte scatenato noi. Se non ci decidiamo ad affrontare seriamente, con truppe di terra, l'Isis, non ne usciamo. L'integrazione deve essere vera e deve partire dai nostri valori, su cui non si tratta. Il sistema italiano, in primis quello giudiziario, va riformato alla veloce, perché il diritto alla giustizia è fondamentale.

domenica 1 novembre 2015

LUNGA VITA AD EQUITALIA!

Ma tutta 'sta gente che ce la su con Equitalia... Adesso vi dirò una cosa impopolare e controcorrente: lunga vita ad Equitalia!
Oggi ho visto dei post in rete che dicevano che bisogna chiudere Equitalia e che bisogna annullare i debiti di tutti gli italiani. Col ciufolo, ho pensato.
E fin qui mi son fatto dei nemici. Vi premetto inoltre che questo post sarà un po' lungo, e immagino che a questo punto sarete rimasti in 4 a leggere, e sono i 4 che mi interessano, perchè qui si prova ad approfondire, e quelli che se va bene leggono i titoli (o peggio guardano la foto) a questo punto ce li siamo tolti dai piedi, e va bene così...
Quindi, proviamo a fare un ragionamento, e se qualcuno dei 4 lettori non è d'accordo, discutiamone.
Ora facciamo un esempio, tanto per cominciare. Facciamo che io sono un imprenditore e che sto attraversando un momento di crisi. I miei clienti non mi pagano, ad esempio. Oppure, peggio, è un periodo che ci do di brutto in macchinette, cocaina e puttane. Fatto sta che i soldi per pagare i contributi per i miei dipendenti, non ce li ho. E quindi, non pago.
Magari i miei dipendenti non se ne accorgono neppure, che gli sto fregando la pensione. Ma l'INPS se ne accorge e mi scrive un po' di lettere. Poi, passa la partita a Equitalia che mi manda un bella cartella, con tanto di mora.
E io faccio la vittima di Equitalia, m'incateno allo sportello, ecc. E su facebook trovo un mucchio di gente che mi difende, che s'indigna per il povero imprenditore ucciso dalle tasse.
Ora io non arrivo a dire che sia bello pagare le tasse, ma dico che è una cosa che si deve fare, magari storcendo il naso ma le cose funzionano così. Gli stati fanno pagare le tasse ai loro cittadini, e in cambio danno servizi.
Qui lo so qual è l'obiezione: le tasse sono troppe, e i servizi inefficienti. E' vero, ma la strada è chiedere servizi migliori e maggiore equità, cioè che le tasse le paghino tutti.
La soluzione di non pagare fa di me un evasore fiscale, che scarica sugli altri i costi che non paga, mica un eroe.
Quindi, io sono dell'idea che quando uno non paga qualcosa che deve, ci debba essere qualcuno che questi soldi glieli va a chiedere. Se qualcuno di voi pensa che in un sistema ideale uno dev'essere libero di fare debiti, di non pagare, e poi fregarsene bellamente, spiegatemi come fate a farlo funzionare, il vostro sistema ideale.
Ora usiamo un po' la memoria: prima di Equitalia come funzionava? Che c'erano a livello nazionale una quarantina di società, anche private (ad esempio banche) che si occupavano di riscuotere i debiti verso gli enti pubblici.
Poi nel 2006 è nata “riscossione spa”, una società pubblica che l'anno dopo ha cambiato nome in Equitalia. Chi sono i proprietari? Equitalia è una società pubblica: le sue azioni sono di proprietà di dell’Agenzia delle Entrate per il 51 per cento e dell’INPS per il 49 per cento.
Quindi, si tratta di una società pubblica che si occupa, per conto dei suoi proprietari, di riscuotere dei crediti. Per il suo funzionamento, Equitalia trattiene il 9% di quanto recupera.
Ora, io non difendo Equitalia in sé, che può affondare in mare quando vuole per quel che mi interessa. Il fatto è che, se Equitalia non ci fosse più, o non ci fosse mai stata, comunque i debiti resterebbero e qualcuno verrebbe a chiedere il conto, e farebbe bene secondo me.
Il M5S (che ha fatto della lotta a Equitalia uno dei suoi pilastri) ha presentato nel luglio 2014 una proposta di legge per l'abolizione di Equitalia, per trasferire le competenze da questo ente all'Agenzia delle Entrate e rendere la riscossione dei tributi “qualcosa di umano, non di meccanizzato come vuole Equitalia”. D'accordo, ma i debiti restano, magari incassi un po' di voti lì per lì ma alla fine non cambia nulla.
Ci dice il deputato a 5 stelle Carlo Sibilla, sul blog di Grillo, che dove il M5S governa, Equitalia non c'è più. I sindaci a 5 stelle hanno trasferito le competenze all'ufficio dei tributi comunali. Questa è una bella balla: la riscossione dei crediti dei comuni da parte di Equitalia è stata vietata dal gennaio 2013, quindi non hanno trasferito proprio un bel niente.
Le cose allora vanno bene così? No di certo: occorre abbassare le tasse, e distinguere tra chi ha dei debiti per colpa della crisi e chi invece li ha perchè fa il furbo. Bisogna distinguere tra il povero pensionato che fatica ad arrivare a fine mese e la grande società che fa business in Italia e porta i soldi in Lussemburgo.
Chi se la prende con Equitalia fa il gioco invece delle sue grandi “vittime”: Valentino Rossi, Diego Maradona, Flavio Briatore, solo per citare qualche Vip incappato prima nei controlli delle agenzie delle entrate, e poi nelle cartelle di Equitalia.
Quindi, quando vedo su fb un disoccupato che linka qualche post contro Equitalia, non posso fare a meno di pensare che non ha capito un cavolo della vita.
Massacratemi pure, ma io la penso così...

mercoledì 19 agosto 2015

Recensione seria ma non troppo
SONO ANDATO ALL'EXPO!

Un pò di culo non guasta
Ieri sono andato a visitare l'expo. A botta calda, vi racconto le mie impressioni.
Il biglietto non è molto economico, sopratutto per una famiglia di 4. Noi abbiamo preso i biglietti on line, usufruendo dello sconto soci coop, spendendo 74,90 €. Prima incongruenza lieve: il pacchetto famiglia non prevede che uno possa avere due figli, di cui uno under 14 e uno no. Così mio figlio maggiore di 15 anni resta fuori dal pacchetto famiglia, e alla fine è quello che paga di più per entrare.
Al prezzo di ingresso va aggiunto il posteggio, anche quello prenotato on line: 11,90 €. Il parcheggio offre anche la navetta gratuita per l'expo, ma i 700 metri che lo separano dall'ingresso si possono fare comodamente a piedi.
Viste le notizie che dicevano che mangiare all'expo è carissimo, abbiamo optato per l'opzione panini da casa. Poi vi dirò sui prezzi che abbiamo trovato all'interno.
Ci presentiamo ai cancelli in orario pre-apertura, ma c'è già coda. Se odiate le code, come me, dovrete farvene una ragione. Comunque in 10 minuti siamo dentro.
Primo padiglione visitato quello dell'Oman: bello, ci parla dell'importanza dell'acqua. Al bancone c'è una bella ragazza (le belle ragazze si sprecano, negli stand all'expo). Penso “va che bionde ci sono in Oman”, poi scopro che è italiana.
Poi padiglione della Russia, che ci spiega che loro sono il granaio del mondo. Grazie, lo sapevo già.
Al padiglione del Giappone, che giapponese precisione, c'è una cartello che indica l'attesa della coda: alle 10 e mezza sono già 120 minuti di attesa. Lo saltiamo, come salteremo tutti gli stand con la coda perché proprio non la sopportiamo.
Ci dedichiamo ai paesi minori. Il più misero che vediamo è lo stand (chiamarlo padiglione è troppo) del Gambia, uno stato che se fossi Senegalese invaderei al volo (guardate la cartina del mondo e poi mi dite). C'è dentro un tizio che vende collanine colorate, tipo in spiaggia.
Anche lo stand degli USA è abbastanza triste, anche se enorme. Grandi schermi, con Obama che spiega il bisogno di sfruttare correttamente le risorse. Sui lati del padiglione, delle serre verticali che mostrano che si può coltivare l'insalata anche sui muri. Come se lo spazio fosse un problema in America.
L'Austria ha ricreato un bosco nel suo padiglione: bellissimo, proprio uguale a un sentiero nel bosco che conosco a 10 minuti di strada da casa mia. Domani ci vado, penso.
La cosa piùcomune, è entrare in uno stand e trovare qualcuno che ti offre un casco con visore 3d incorporato: un bel modo per fare vedere le bellezze del proprio paese. Allo stand della Moldavia me ne mettono uno, mi ritrovo in cima a una torre altissima e per uno che soffre di vertigini come me è un'esperienza terrificante.
Visore 3D
Il tema è il cibo ed è forse questo il limite dell'expo: sembra un po' di essere a Dolci Terre di Novi, ma nessuno offre nulla (tranne allo stand del Belgio, dove una ragazza ci dà un biscotto).
Tristissimo lo stand della Romania: dentro c'è solo una stanza in cui 4 danzatori in costume tradizionale mimano lo sgozzamento delle capre, con sottofondo di belati diffuso dagli altoparlanti. Probabilmente questi poveri cristi devono ripetere la stessa scenetta dalle 10 alle 21 tutti i giorni, ininterrottamente, e sono la maschera della rassegnazione.
La cosa che ho trovato più interessante è l'architettura, le strutture: alcune sono davvero strepitose, come l'alveare ricreato in acciaio inox dalla Gran Bretagna. A parte quello però, non c'è nulla. Uno potrebbe pensare che l'unica attività svolta dagli inglesi sia allevare api. Del resto, la cosa migliore che gli inglesi possano fare, sotto il tema “nutrire il mondo” è impegnarsi a stare lontani dai fornelli.
Il decumano – la strada principale dell'expo – è lunga e protetta da una lunga serie di vele che trovo spettacolari dal punto di vista tecnico. L'albero della vita è di nuovo molto bello, anche se trovo le vele più pregevoli. La coda più terrificante è al padiglione italia, che quindi saltiamo con rammarico. (vedi video) 


 
In generale, il cardo (strada che interseca il decumano) in cui stanno i vari padiglioni regionali italiani è la parte più bella dell'expo.
Stranamente tutto sembra funzionare bene, code a parte. E' tutto pulito e curato, ci sono erogatori di acqua fresca -anche gassata – un po' dappertutto. Rassicurante la presenza delle forze dell'ordine: carabinieri che vanno avanti e indietro su golf car elettriche, e agli ingressi esterni militari in mimetica.
Veniamo al cibo: mi avevano preannunciato che il costo della ristorazione all'interno era proibitivo. Ecco, io non so cosa si intenda per proibitivo, ma pagare 5 € per un Hamburger mi sembra abbastanza nella norma. Certo, ci sono posti dove lo si può pagare di meno, ma ho visto anche prezzi molto più esosi in località turistiche. Le tentazione del cibo esotico è forte, e alla fine ci facciamo tentare dal padiglione della Lituania. Mangio un strepitosa zuppa di funghi servita dentro a una cosa di pane, che da noi si chiama panettone. Insomma, un panettone pieno di zuppa di porcini: strepitosa! Mio figlio prende una zuppa di Yogurt, cetrioli e barbabietola, che sembra il gelato al puffo. Spendiamo 14 euro, e secondo me sono spesi bene. Poi, se pensate che l'expo, come dicevo prima, è Dolci Terre di Novi e gli espositori fanno a gara a farvi assaggiare la loro focaccia, sarete delusi.
Il panettone lituano ripieno di zuppa di funghi
Egoisticamente, il vero problema dell'expo è la troppa gente: ma non potevate andare tutti al mare e lasciarmelo visitare da solo, o al limite con uno o due bus di universitarie svedesi?
Quasi tutte le nazioni hanno scelto di mostrare i loro prodotti primari: l'agricoltura la fa da padrona. L'unico stand desolatamente vuoto è quello della pomposa “associazione internazionale degli agronomi”, che non se li fila nessuno. Chissà cosa hanno speso per quello spazio... si vede che i fondi non mancano.
La cosa che ho trovato più interessante è l'esposizione, in vari stand, delle serre idroponiche. Credevo fossero una roba da libri di fantascienza, invece esistono ed è possibile mettersele in casa, senza terra e riciclando l'acqua, a impatto zero con un bel pannello solare che regola temperatura, luce e umidità. Il bello di queste serre è che lì dentro è sempre la stagione giusta, e puoi avere insalatina fresca tutto l'anno, pomodori e peperoni. Non male, ne voglio una, e ho scoperto che in rete ci sono i progetti per auto-costruirsela. Ne facciamo una?
La nostra visita finisce alle 17: lo smartphone ci dice che abbiamo percorso quasi 20 chilometri a piedi, ma non li sento. Sarà il panettone lituano pieno di zuppa di funghi?
Se non volete fare code, se non vi piace camminare, state a casa. Ma se siete gente curiosa, non perdetevelo.