venerdì 27 dicembre 2013

UNA NOTTE DI NATALE...

Ora vi racconto una cosa che mi è successa ieri sera.
Stavo tornando a casa, verso le 21, sulla strada tra Vignole e Serravalle. Ad un certo punto un pioppo, bello grosso, ha deciso che era ora di farla finita ed è caduto sulla strada, pochi metri davanti a me.
Sono riuscito ad evitarlo, ma una ragazza che procedeva in senso contrario c'è finita contro. Ho accostato la mia auto e le ho dato una mano a disincastrarsi. Una volta liberata, ha fatto manovra e se ne è andata. Ho chiamato i soccorsi, e mi hanno detto che sarebbero arrivati subito. Mi hanno anche chiesto di segnalare in qualche modo il problema agli altri automobilisti, nel tempo che loro arrivavano. La strada è buia in quel punto ed era difficile, vista anche la pioggia, vedere il pioppo.
Sono rimasto in mezzo alla strada, sotto l'acqua, con un abbigliamento non consono all'occasione (un po' meno ed ero in pigiama) riuscendo a fare in modo che una decina di macchine evitassero l'albero.
Ad un certo punto un ragazzo è arrivato deciso che era il momento giusto per andare forte, se ne è fregato dei miei gesti, e si è infilato sopra il pioppo. Dall'altra parte, una ragazza, è riuscita a evitare l'albero ma non è riuscita ad evitare un tizio in motorino (che cavolo gli diceva il cervello, di uscire in motorino in una serata come quella di ieri sera, non lo so) che è finito per terra in mezzo ai rami. Insomma, un caos. Il ragazzo dell'auto è sceso e ha cominciato a imprecare contro il comune, perché una cosa che noi italiani sappiamo fare bene è prendercela con qualcuno, cercare un colpevole.
Alla fine per fortuna sono arrivati i vigili del fuoco e hanno liberato la strada. Me ne sono tornato a casa fradicio. Quello che mi ha colpito, in questa serataccia, è che nessuna delle persone che sono riuscito ad avvisare dell'ostacolo abbia pensato di fermarsi a darmi una mano. Hanno frenato, hanno fatto manovra e se ne sono ripartite.
 
Ora invece vi racconto una cosa che mi è successa tanti anni fa, 25 per essere precisi, proprio sulla stessa strada e sempre la notte di Natale. Sembra una strana coincidenza, e in effetti la è.
Eravamo un gruppo di amici ventenni o giù di lì. In Piazza al Lastrico, proprio alla fine della strada Provinciale su cui la notte di Natale appena passato ho avuto a che fare con l'albero caduto, finivamo la serata davanti al Bar Ivo, dove eravamo in “compagnia”, come si faceva allora prima che i telefoni cellulari rendessero superflui i luoghi di ritrovo fissi.
Era molto tardi e ci stavamo salutando prima di andare a casa. C'era una nebbia terribile, di quello che davvero potevi tagliare con il coltello. Uno di noi, Massimo, era in ferma di leva negli alpini, e il giorno dopo sarebbe dovuto rientrare in caserma. Era venuto in Vespa e abitava ad Arquata. Giunta l'ora di andare a casa, visto che la sua vespa era male in arnese, la nebbia e il freddo, gli consigliammo di lasciarla lì e venire a casa con noi, che eravamo in auto. Lui si oppose: la Vespa doveva riportarla a casa, lui il giorno dopo partiva e non poteva mica lasciarla lì fino a chissà quando.
Partii e tornai a casa. Il mattino dopo seppi che Massimo con la sua Vespa aveva percorso meno di un chilometro, prima di fare un frontale con un'auto. In caserma non ci sarebbe tornato mai più.
Ecco, ho sempre pensato che quella sera non avevo insistito abbastanza per convincerlo a venire in auto con me. Ho sempre pensato che quella sera non avevo fatto abbastanza.