Un tema oggi di forte dibattito è
quello del riconoscimento di diritti alle coppie omosessuali. Un tema
di cui si dibatte forse più sui giornali e in rete che nei dialoghi
quotidiani delle persone, quelle vere che parlano usando il vecchio
mezzo della parola parlata.
Io credo che il ragionamento che
dobbiamo fare quando pensiamo di riconoscere un diritto a qualcuno,
sia quello di domandarci se questo diritto possa arrecare danno a
qualcun'altro, o alla collettività.
No, io non credo che riconoscere il
dirotto al matrimonio alle coppie omosessuali tolga qualcosa a
qualcuno. Dà qualcosa in più a chi non lo ha, e basta. Per questo,
non ho dubbi sul fatto che sia importante riconoscere alle coppie
omosessuali gli stessi diritti delle coppie “tradizionali”.
Tutti tutti? Anche quello di adottare
dei bambini?
Qui la faccenda si fa più pesante. Permettetemi di fare prima un ragionamento sull'adozione in generale.
Partiamo con una “la” domanda: L'adozione è il modo per dare una famiglia a un bambino che non la ha, oppure il modo per dare un bambino a una coppia che non ne ha? Non si tratta di un giro di parole ma di due concetti ben differenti.
Qui la faccenda si fa più pesante. Permettetemi di fare prima un ragionamento sull'adozione in generale.
Partiamo con una “la” domanda: L'adozione è il modo per dare una famiglia a un bambino che non la ha, oppure il modo per dare un bambino a una coppia che non ne ha? Non si tratta di un giro di parole ma di due concetti ben differenti.
Nel primo caso – dare una famiglia a
un bambino – si mettono al centro i bisogni del bambino. Nel
secondo – dare un bambino a una coppia – si mette al centro il
bisogno della coppia. Il risultato è lo stesso, ma invertendo
l'ordine dei fattori la differenza per me si fa sostanziale.
Si fa sostanziale perché non c'è nulla che possiamo mettere davanti ai bisogni dei bambini, tutto qui.
Si fa sostanziale perché non c'è nulla che possiamo mettere davanti ai bisogni dei bambini, tutto qui.
Ora torniamo alle coppie omosessuali.
C'è chi dice che, senza il riconoscimento del diritto all'adozione,
non vi sarà mai una effettiva parità di diritti. Quindi, il
riconoscimento del diritto all'adozione diventa il simbolo della
battaglia del movimento omossessuale per il riconoscimento dei
diritti. Quindi, il bambino è diventato un simbolo.
Se non possiamo mettere nulla davanti
ai bisogni dei bambini, tantomeno possiamo permettere che essi
diventino simbolo di null'altro che di se stessi, e del miracolo
della vita.
Un amico, che ha la pregevole abitudine
di essere sempre molto schietto, poco temo fa mi ha detto: «Fino a
quando i bambini si ostineranno a nascere solo dall'accoppiamento di
un uomo e una donna, il problema delle coppie omosessuali non sarà
risolto.»
In effetti, malgrado i progressi della
tecnica, finora i bambini continuano più o meno a nascere con il
metodo all'antica. Un metodo in cui l'uomo e la donna hanno parti ben
precise, differenti e non interscambiabili. All'uomo (e questo è il
principale motivo per cui solo lieto di essere nato maschio) è
toccata in sorte la parte più divertente e meno faticosa del
processo. Ma questo è un altro discorso...
La domanda però potrebbe essere
girata: ci sono motivi per ritenere una coppia omosessuale meno
adatta all'allevamento di un bambino di una etero?
Francamente non credo: la stupidità
umana si distribuisce in maniera indifferente tra maschi, femmine,
gay e lesbiche. Quindi, il fatto che una coppia sia composta dai due
sessi non ci garantisce nulla di particolare.
Ritorniamo quindi al problema del
simbolo: se il diritto all'adozione è il simbolo dell'effettivo
riconoscimento di parità di diritti tra coppie omo e etero, io resto
dell'idea che un bambino non può essere inteso come il segnale di
questa parità. Semplicemente perchè i diritti dei bambini non solo
non possono venire dopo null'altro, ma sono pure così grandi e
importanti da essere totalizzanti. Non c'è spazio per altro.
Un coppia, né omo né etero, non ha il
diritto di adottare un bambino perchè così “è uguale alle altre”
che i bambini li hanno. Ma questo non significa che sarebbero cattivi
genitori. Significa semplicemente che i principi, se sono tali, non
sono negoziabili.