sabato 11 aprile 2015

CHIAMIAMOLO MOHAMMED...

 Chiamiamolo Mohammed. E' nato a Casablanca 20 anni fa, ma da 15 abita a Novi. Qui ha studiato, qui si è preso la qualifica di tornitore. Andava tutto bene, fino a poco tempo fa. Il padre lavorava, la casa in affitto, la tv con la parabola, un cellulare in tasca la prospettiva di trovare un lavoro alla fine della scuola.
Poi il papà ha perso il lavoro, e a 55 anni chi lo vuole più? Ha cercato per un po', poi ha deciso di tornare in Africa. Senza soldi meglio stare là, che qua da noi.
Mohammed non se l'è sentita di mollare tutto. Il Marocco per lui è un paese lontano, dove è stato qualche volta in vacanza. E' Novi il suo paese, ed è rimasto qui trovando da dormire a casa di amici. Ma la mattina deve uscire, e tornare la sera. Di giorno, non è casa sua, ma solo un posto dove dormire.
Il suo permesso di soggiorno sta per scadere, e per rinnovarlo deve lavorare. Un lavoro qualsiasi, pur di fare i documenti e rinnovare il permesso. Perché se scade, lui diventa un clandestino illegale ed è un reato penale. Deve tornare in Marocco, l'arabo manco se lo ricorda e i soldi per il biglietto non li ha. Non ha neppure i soldi per mangiare.
Per fortuna un piccolo artigiano edile gli offre un lavoro. Finisce a fare il muratore, lui che era il primo della classe quando c'era da far girare un tornio o una fresa. Piccoli lavoretti... dà il bianco, stucca, vernicia, mentre il suo capo gli promette che lo mette in regola e così può fare i documenti.
Lavora da solo, perché il suo capo non c'è mai. «Sta tutto il giorno a buttare i soldi nelle macchinette» mi dice. Il suo capo ha il vizio del gioco e passa la giornata al bar a giocare alle slot machine. A lavorare anche per lui ci va Mohammed, ma di stipendio non ne vede.
«Se ti va bene, è così, mi ha detto. Se no, per i documenti vai a chiedere a qualcun'altro.»
Mohammed va a lavorare tutti i giorni, anche per un fatto di dignità e perché se no, cosa fa tutto il giorno. Ma a fame, perché mangia poco e di rado.
«Ero contento, oggi» gli dico «ma adesso che mi hai raccontato questa storia, mi girano parecchio.»
Lui si scusa, mi dice che gli spiace. Spiace anche a me, Mohammed...

ZTL: FACCIAMO COME NELL'ANTICA ROMA?

Sembra un problema moderno, ma non lo è. Nell'antica Pompei, prima dell'eruzione che la distrusse, il centro città era vietato al transito dei carri dalle 8 del mattino alle 8 di sera. Sono passati duemila anni, ma la discussione è sempre la stessa. A Novi, poi, ne stiamo parlando da più di 10 anni e ancora non siamo alla soluzione definitiva.
Da alcuni anni la limitazione al traffico in via Roma è diurna. Da mezzanotte alle 19, divieto di transito a tutti residenti esclusi. Ora però è stata annunciata una rivoluzione dell'orario: la chiusura del traffico sarà dalle 17 alle 7,30 del mattino.
Il Sindaco Muliere insomma inverte la rotta rispetto al suo predecessore Robbiano, e cede alle pressioni dei commercianti che imputano alla ZTL la crisi del commercio, con una mossa a sorpresa che ha lasciato interdetti anche molti consiglieri comunali di maggioranza.
Da più parti la ZTL del centro storico era stata definita un “colabrodo”: erano talmente tante le persone in possesso del permesso di transito (si parla di circa 4500 concessioni) che il traffico nella via era comunque presente anche nelle ore di chiusura.
I commercianti novesi se da un lato hanno sempre dimostrato una certa propensione al dialogo, in pratica si sono sempre opposti a qualsiasi forma di regolamentazione del traffico in Via Roma.
Ora staremo a vedere se i nuovi orari permetteranno al commercio in via Roma di rifiorire. In caso contrario, vorrà dire che i problemi sono altri.
Quando, oltre 10 anni fa, nacque dalle nostre parti il più grande centro commerciale d'Europa, ci fu chi previde ricadute positive per il commercio novese, che sarebbe dovuto essere in grado di intercettare i milioni di visitatori attirati dall'Outlet. Ci fu anche chi invece profetizzò che non solo non si sarebbero avuti visitatori in più, ma il complesso Outlet e Retail Park avrebbe finito di attirare anche i novesi, portandoli via al tradizionale commercio in Città.
Nel 2007 la Regione Piemonte diede vita un progetto sperimentale che prese il nome di “distretto commerciale”, e diede anche cospicui fondi che avrebbero dovuto servire per fare entrare Novi e dintorni nel circuito della grande distribuzione. Finiti i fondi (oltre mezzo milione di euro) il progetto si è trasformato nel “distretto per la valorizzazione turistica” in cui sono rimaste solo le amministrazioni locali, dopo che le associazioni dei commercianti (forse perché questa volta i soldi bisognava metterceli) hanno preferito stare fuori dal progetto.
Basterà poter posteggiare davanti al negozio per rivedere clienti in Via Roma? All'outlet, si posteggia più lontani di quando ci si reca a fare la spesa a Novi, e non per questo i clienti mancano. Il dubbio è che i problemi del commercio novese siano ben altri, ma speriamo di sbagliarci.