E’ una mia solitaria impressione o il Partito Democratico si
è sdoppiato? Semplificando, da una parte il partito pesante di Bersani e dall’altra
quello leggero di Renzi.
Non parlo dei dirigenti del partito, la complessità della situazione va oltre
le mie capacità di interpretazione. Sono così tontolone che non ho neppure
ancora capito chi siano i giovani turchi… Figurati se posso capire le mille
divisioni, le mille sensibilità dei dirigenti del PD.
Mi riferisco invece al sentire della “gente”, alle
sensazioni degli iscritti, della base del PD. In gioco c’è l’identità del
partito. Il PD è un recinto chiuso o aperto? Ha una vocazione maggioritaria
oppure cerca il consenso attraverso le alleanze? E’ un partito giovane o un
partito vecchio?
Ma soprattutto, è possibile una sintesi tra questi due modi – in parte opposti –
di recepire l’impegno politico?
Tra i tanti problemi, si avvicina anche il momento del congresso del Partito
Democratico. Assisteremo – e parteciperemo – a uno scontro da cui usciranno uno
sconfitto e un vincitore, oppure ci sarà la capacità e la volontà di fare una
sintesi?
Faccio un esempio per essere capito bene. Durante le scorse primarie Renzi ha
cercato di portare al voto, nelle primarie, i delusi del centro destra. Bersani ha detto abbastanza chiaramente (non è che la chiarezza
sia una delle virtù in cui eccelle il segretario del PD) che quei voti non li
voleva.
Il caso di Novi ha avuto spazio in tutti i giornali nazionali. Pino Dolcino, ex
segretario della lega e consigliere comunale di opposizione, si è recato al seggio
per votare Matteo Renzi. Regolamento alla mano, il Presidente del seggio gli ha
negato il diritto di voto. Ha fatto bene? Una parte del PD dice di sì. Un’altra
parte dice di no. Se abbiamo una vocazione maggioritaria, cioè se ci cerchiamo
i voti per governare e tutti i voti sono uguali, allora Dolcino può votare. Se
abbiamo una vocazione identitaria, cioè se abbiamo un recinto in cui ci sono i
buoni di provata fede, allora Dolcino resta fuori.
Non è una distinzione di poco conto. Ardua è la sintesi,
cioè mettere insieme in un percorso comune questa differenza così sostanziale
del modo di intendere il partito e il suo rapporto con gli elettori.
Però bisogna provarci. Superare le divisioni e gettare il cuore oltre l’ostacolo.
Se no, il rischio è che mentre noi discutiamo della forma del partito, il mondo
va avanti veloce. Le recenti elezioni ci
hanno dato un risultato chiaro: la proposta del PD, la proposta di Bersani, non
ha convinto gli elettori. Possiamo partire da lì?
“Se aveste candidato Renzi…” me lo hanno detto tante volte
che ho la nausea di sentirlo dire, io che Renzi alle primarie l’ho votato, figuriamoci
gli altri. Non è con le tonnellate di senno di poi che possiamo costruire il
futuro. Lo possiamo costruire capendo i nostri errori e aprendoci a tutti gli Italiani,
non solo ai “nostri”…
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