Molto spesso gli incidenti
sul lavoro vengono
classificati come “tragiche
fatalità”. Troppo spesso
sulle colonne del nostro
giornale siamo costretti a
darvi notizia di un
ennesimo incidente sul
lavoro, spesso con esiti
mortali come quello
accaduto la scorsa
settimana a Tassarolo.
Ormai, forse, qualcuno non
ci fa neppure più caso. Ma
spesso, forse, questi
incidenti possono essere
evitati con una corretta
applicazione delle norme di
sicurezza sul lavoro.
Spetterà alla magistratura
indagare su quanto
accaduto, come sempre.
Intanto a noi vengono in
mente alcune domande,
che giriamo ai nostri
lettori.
Come mai la linea elettrica
su cui il 45enne Molruz
Ruci stava lavorando era
sotto tensione? Si tratta di
una prassi abituale oppure
si è scelto di non
interrompere l’erogazione
del servizio elettrico per
altri motivi?
Ruci stava
lavorando solo, come
riportato da alcuni
testimoni? È consentito
lavorare da soli in cima a
una scala senza avere un
collega che aiuta a tenerla
in posizione?
Che tipo di
intervento stava eseguendo
la ditta Cuneese per cui
lavorava la vittima
dell’incidente? Perché
l’Enel, anziché fare il
lavoro direttamente con le
proprie maestranze, ha
deciso di affidare ad altra
ditta l’intervento?
La ditta
aveva le competenze
necessarie, ma soprattutto
Ruci aveva la formazione
sulla sicurezza necessaria
per lavorare su di una linea
sotto tensione?
Infine, la
povera vittima aveva in
dotazione tutti i dispositivi
di protezione individuale
necessari per il lavoro? Li
stava usando?Abbiamo parlato con
alcune persone che sono
state testimoni di questo
evento, e ci sono venute in
mente queste domande.
Ci
piacerebbe che questo caso
non venisse catalogato,
ancora una volta, come una
“tragica fatalità” di cui è
rimasto vittima l’ennesimo
lavoratore straniero nel
nostro paese. L’elettricità è
da sempre sinonimo di
progresso. Nel 2013, mentre
manovriamo robot che
esplorano Marte, ci pare
anacronistico morire
fulminati in cima a un palo
della luce. Ma forse, in
questo caso, è necessario
“fare luce”, e non elettrica.
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