sabato 5 ottobre 2013

L'IGNOBILE GUERRA DEL LUTTO NAZIONALE

Leggo  su Facebook che alcuni amici non condividono il lutto nazionale che è stato dichiarato per i morti di Lampedusa. Perchè non è stato fatto per i morti della concordia, o per i tanti italiani che ogni giorno muoiono nel silenzio per incidenti sul lavoro? Va bene, va bene.
Un classico esempio di benaltrismo e dietrologia, misto ad una massiccia dose di popululismo, che fa sempre presa.
A me personalmente non fa grande effetto che sia stato dichiarato il lutto nazionale, e se non fosse stato fatto non sarei certo stato qui a lamentarmi. E' una ritualità che non mi appartiene.
In Italia, ha detto qualcuno, se ci nasci non hai il diritto di cittadinanza ma se ci muori dichiarano il lutto nazionale.
Provo però un po' di fastidio per chi mette sul piatto le nazionalità dei morti. Solo un po', non è che mi indigno, se il Sindaco di Gemonio che è un leghista duro e puro per protesta appallottola e getta via il tricolore dal suo comune, me ne faccio una ragione. 
Il naufragio di Lampedusa a me ricorda invece il disastro di Marcinelle. Per chi non se lo ricorda, c'è wikipedia. Nel 1956 oltre 250 minatori italiani morirono in una miniera in Belgio. Le motivazioni che spinsero allora quegli italiani sono molto simili alle motivazioni che oggi spingono queste popolazioni africane ad affrontare viaggi terribili e costi per loro enormi per cercare un futuro migliore in Europa.
Quanto tempo è passato da quel lontano disastro. Oggi siamo nell'era della globalizzazione, e le merci possono muoversi liberamente per tutto il pianeta. Le persone però no, loro devono viaggiare clandestinamente nel sottofondo di un camion o su una barca che sta affondando.
A 11 anni di distanza dalla legge Bossi-Fini che ha introdotto il reato di immigrazione clandestina, possiamo provare a tracciare un bilancio? L'immigrazione clandestina non è diminuita, è solo diventata più pericolosa. Gli immigrati clandestini nel nostro paese non sono diminuiti, solo che oggi oltre a tutti i rischi che già c'erano, rischiano pure di finire in carcere. Con tutte le conseguenti spese che affrontiamo per organizzare processi in tribunali già intasatissimi, e carceri sovraffollate.
Gli immigrati che arrivano nel nostro paese raramente lo considerano una meta definitiva, ma solo una meta di passaggio in quella enorme portaerei nel mediterraneo che è la nostra penisola. Se dall'africa vuoi andare in Germania, in Belgio, ecc, difficile non passare per l'Italia.
Il problema che stiamo – male – affrontando non è un problema Italiano ma è un problema europeo. L'Italia non può essere lasciata solo ad affrontare il fenomeno dell'immigrazione clandestina, dicono tutti. Ma nei fatti, è così.
I fatti ci dimostrano ampiamente che il modello di contrasto dell'immigrazione che abbiamo intrapreso non funziona neanche un po'.
Le motivazioni che stanno alla base di questi fenomeni migratori, così come quelli del passato, sono così semplici che le capiscono anche i bambini. Si scappa da un paese dove le condizioni sono meno buone verso un paese dove sono migliori. Hanno fatto così gli italiani verso prima il Sud e Nord America e poi verso Germania e Belgio, e lo fanno ora gli africani verso l'Europa.
Il flusso migratorio dall'Italia alla Germania si è ridotto drasticamente (ma ancora oggi è presente) quando le condizioni di vita dei due paesi si sono via via avvicinate. L'unica strada da percorre, per me, è quella dello sviluppo dei paesi africani. Fino a quando vivremo alle spalle dello loro enormi risorse agricole e minerarie, fino a quando fomenteremo guerre per vendere armi, fino a quando vorremo esportare lì le nostre merci (prendete ad esempio la campagna che fece la Nestlè contro l'allattamento al seno per vendere latte in polvere) non possiamo pensare di fermare le contraddizioni che stanno alla base di questi problemi.
Quello che dovremmo esportare in Africa è il nostro modello di democrazia, il nostro modello di stato sociale, il nostro modello di sviluppo economico e sociale. E quando dico “nostro” non intendo il farraginoso sistema Italiano, ma quello Europeo. Non sarà facile: i movimenti musulmani che stanno prendendo sempre più il controllo dei paesi del nord - africa non sono certo disposti a stendere tappeti rossi al nostro sistema di democrazia, al primato della politica sulle religione, alla parità di genere. Ma questo, io credo, è il lavoro enorme che ci aspetta.

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