Leggo su Facebook che alcuni amici
non condividono il lutto nazionale che è stato dichiarato per i
morti di Lampedusa. Perchè non è stato fatto per i morti della
concordia, o per i tanti italiani che ogni giorno muoiono nel
silenzio per incidenti sul lavoro? Va bene, va bene.
Un classico esempio di benaltrismo e
dietrologia, misto ad una massiccia dose di popululismo, che fa
sempre presa.
A me personalmente non fa grande
effetto che sia stato dichiarato il lutto nazionale, e se non fosse
stato fatto non sarei certo stato qui a lamentarmi. E' una ritualità
che non mi appartiene.
In Italia, ha detto qualcuno, se ci
nasci non hai il diritto di cittadinanza ma se ci muori dichiarano il
lutto nazionale.
Provo però un po' di fastidio per chi
mette sul piatto le nazionalità dei morti. Solo un po', non è che
mi indigno, se il Sindaco di Gemonio che è un leghista duro e puro
per protesta appallottola e getta via il tricolore dal suo comune, me
ne faccio una ragione.
Il naufragio di Lampedusa a me ricorda
invece il disastro di Marcinelle. Per chi non se lo ricorda, c'è
wikipedia. Nel 1956 oltre 250 minatori italiani morirono in una
miniera in Belgio. Le motivazioni che spinsero allora quegli
italiani sono molto simili alle motivazioni che oggi spingono queste
popolazioni africane ad affrontare viaggi terribili e costi per loro
enormi per cercare un futuro migliore in Europa.
Quanto tempo è passato da quel lontano
disastro. Oggi siamo nell'era della globalizzazione, e le merci
possono muoversi liberamente per tutto il pianeta. Le persone però
no, loro devono viaggiare clandestinamente nel sottofondo di un
camion o su una barca che sta affondando.
A 11 anni di distanza dalla legge
Bossi-Fini che ha introdotto il reato di immigrazione clandestina,
possiamo provare a tracciare un bilancio? L'immigrazione clandestina
non è diminuita, è solo diventata più pericolosa. Gli immigrati
clandestini nel nostro paese non sono diminuiti, solo che oggi oltre
a tutti i rischi che già c'erano, rischiano pure di finire in
carcere. Con tutte le conseguenti spese che affrontiamo per
organizzare processi in tribunali già intasatissimi, e carceri
sovraffollate.
Gli immigrati che arrivano nel nostro
paese raramente lo considerano una meta definitiva, ma solo una meta
di passaggio in quella enorme portaerei nel mediterraneo che è la
nostra penisola. Se dall'africa vuoi andare in Germania, in Belgio,
ecc, difficile non passare per l'Italia.
Il problema che stiamo – male –
affrontando non è un problema Italiano ma è un problema europeo.
L'Italia non può essere lasciata solo ad affrontare il fenomeno
dell'immigrazione clandestina, dicono tutti. Ma nei fatti, è così.
I fatti ci dimostrano ampiamente che il
modello di contrasto dell'immigrazione che abbiamo intrapreso non
funziona neanche un po'.
Le motivazioni che stanno alla base di
questi fenomeni migratori, così come quelli del passato, sono così
semplici che le capiscono anche i bambini. Si scappa da un paese dove
le condizioni sono meno buone verso un paese dove sono migliori.
Hanno fatto così gli italiani verso prima il Sud e Nord America e
poi verso Germania e Belgio, e lo fanno ora gli africani verso
l'Europa.
Il flusso migratorio dall'Italia alla
Germania si è ridotto drasticamente (ma ancora oggi è presente)
quando le condizioni di vita dei due paesi si sono via via
avvicinate. L'unica strada da percorre, per me, è quella dello
sviluppo dei paesi africani. Fino a quando vivremo alle spalle dello
loro enormi risorse agricole e minerarie, fino a quando fomenteremo
guerre per vendere armi, fino a quando vorremo esportare lì le
nostre merci (prendete ad esempio la campagna che fece la Nestlè
contro l'allattamento al seno per vendere latte in polvere) non
possiamo pensare di fermare le contraddizioni che stanno alla base di
questi problemi.
Quello che dovremmo esportare in Africa
è il nostro modello di democrazia, il nostro modello di stato
sociale, il nostro modello di sviluppo economico e sociale. E quando
dico “nostro” non intendo il farraginoso sistema Italiano, ma
quello Europeo. Non sarà facile: i movimenti musulmani che stanno
prendendo sempre più il controllo dei paesi del nord - africa non
sono certo disposti a stendere tappeti rossi al nostro sistema di
democrazia, al primato della politica sulle religione, alla parità
di genere. Ma questo, io credo, è il lavoro enorme che ci aspetta.
Nessun commento:
Posta un commento