Di fronte a quanto accaduto in Francia
ho pensato che fosse meglio tacere. Un attacco simile, e il
rispetto alle vittime, non rende necessarie parole. Il silenzio mi
era sembrato la cosa migliore.
Poi però ho visto scatenarsi i
peggiori istinti. La giusta rabbia contro quanto successo, si è
trasformata in un odio generalizzato verso il diverso, verso lo
straniero, e le forze politiche più becere si sono lanciate in uno
sciacallaggio indegno sui corpi ancora caldi delle vittime.
Questo mi ha convinto ancora di più
che fosse meglio tacere, inutile cercare di riflettere in mezzo a
tanto caos.
Poi ho pensato che stavo, stavamo,
facendo proprio quello che i terroristi vogliono. Estremizzare lo
scontro ideologico, schiacciare gli europei verso posizioni di
intolleranza, cosicché gli immigrati che sono qui vengano per
reazione portati sulle posizioni degli integralisti.
Se l'integrazione è una parola che
ormai fa venire l'orticaria a molti da queste parti, l'Isis può ben
festeggiare. Non serve un ragionamento complesso per capire che
l'integrazione è il primo nemico di chi cerca di arruolare persone
nella causa integralista.
Prendiamo ad esempio il titolo di
Libero, “bastardi islamici”. Neanche pagando l'Isis avrebbe
ottenuto risultati migliori. E anche Libero, in un modo che a me pare
indegno, strizza l'occhio ai fondamentalisti di casa nostra, capendo
che ormai chi fa di tutta l'erba un fascio va per la maggiore.
Se in Francia Marine Le Pen, leader
della destra più oltranzista, ha scelto di mantenere un profilo
basso per rispetto alle vittime, qui da noi Salvini e la Meloni si
sono lanciati in una campagna di strumentalizzazione tutta volta a
raccogliere voti alle prossime elezioni.
L'attacco di Parigi ha sicuramente
portato più voti alla Lega di quanti ne abbia persi a causa degli
scandali e della corruzione che hanno travolto il vecchio Bossi un
paio di anni fa.
Il partito nato all'indomani di
tangentopoli sull'onda dell'indignazione per la corruzione, ha
dimostrato di essere ben più ladro dei partiti della prima
repubblica a cui portava via voti 20anni fa, ma il cambio di brand
voluto da Salvini (da “prima il nord” a “prima gli Italiani”)
sicuramente pagherà bene alle prossime elezioni e ha fatto
dimenticare il Bossi e il suo cerchio magico ad un elettorato dotato
di ben poca memoria.
Ma non è di queste piccole beghe che
volevo parlare. Ho deciso di dire la mia perchè ho pensato che il
silenzio di quelli che vogliono ragionare e capire sia una vittoria
dell'Isis da un lato, e dei partiti che ho detto prima dall'altra.
Soggetti che, se ci riflettete un po', appaiono molto simili: facce
diverse della stessa medaglia.
Ieri ho visto su Facebook molti
giustizieri da tastiera votarsi a Mussolini per risolvere il
problema: quanto è poca la memoria storica. Addirittura c'è chi ha
invocato l'intervento di Totò Riina. Poi ci sono quelli che mettono la foto del profilo con i colori della bandiera francese, o fanno girare una catena di Sant'antonio per un moccolotto sullla finestra, e pensano di aver fatto qualcosa di utile.
Quello che dovremmo chiederci è come
mai siamo arrivati qui, e come possiamo fare per uscirne. Questa
situazione si è creata, a livello internazionale, grazie ad una
marea di errori che Europa e Stati Uniti hanno fatto e continuano a
fare. La guerra del golfo ha dato il via ad un processo che invece
che portare avanti il medio oriente, ha scatenato una polveriera di
instabilità che ha creato le condizioni per il successo
dell'integralismo. Abbattere i cosiddetti “signori del male” come
Saddam Hussein o Muhammar Gheddafi ha peggiorato la situazione.
Oggi, i bombardamenti “a cazzo”
(scusate la parola, ma ci sta) che si fanno contro l'Isis, in un
contesto internazionale di divisione, non hanno altro risultato che
estremizzare ancora di più le posizioni radicali. Questo non
significa che sia sbagliato attaccare l'Isis, anzi. Quello che
dobbiamo fare però, è fare sul serio. Bisogna andare là e
combattere davvero sul campo, e bisogna agire contro chi, qui da noi,
fornisce le armi ai terroristi. Possibile che il nemico dell'America
abbia in dotazione una caterva di M16 prodotti in fabbriche statali
americane?
La propaganda di reclutamento dell'Isis
pesca proseliti in Europa nei grandi ghetti che sono stati creati
nelle periferie delle grandi città. Esempio lampante di luoghi dove
l'integrazione non c'è stata, non ha funzionato, e i ghetti
degradati sono diventati terreno di consenso verso i terroristi.
Prova quindi che l'integrazione è la vera arma per fare in modo che
qui da noi il terreno non sia fertile.
Anche la parola integrazione qui da noi
è stata travisata ed è diventata uno dei nemici del popolo.
Integrazione è il fatto che io rispetto che tu mangi il couscous, e
tu rispetti che io mi mangio le costine di maiale. Non è
integrazione rispettare ad esempio il velo imposto alle donne. Noi,
dalle nostre parti, abbiamo sudato anni per ottenere diritti e
abbiamo principi su cui non possiamo mollare neanche di un
centimetro. Non possiamo mollare sul rispetto delle donne, sulla
libertà religiosa, sulla democrazia. Chi ha pensato – e a sinistra
sono stati molti, troppi – che l'integrazione significasse rispetto
per qualunque squallida usanza di chiunque arriva qui, ha commesso un
errore enorme. Non si tratta di difendere semplicemente “noi”
contro “loro”, ma di affermare senza dubbio che alcuni dei nostri
valori non possono essere messi in discussione da nessuno, mai.
In Italia si stima che ogni anno 30mila
bambine vengano sottoposte a infibulazione (mutilazione dei genitali)
da parte dei genitori. Nei loro paesi di origine è una tradizione a
cui viene attribuito un qualche oscuro valore “culturale”: qui da
non può e non deve essere minimamente accettata una pratica simile,
ma invece nel nostro paese, ogni anno migliaia di bambine subiscono
questa pratica inumana. Su questo, ed è solo un esempio, la nostra
tolleranza deve essere molto meno di zero.
Per essere chiari, io credo che
l'integrazione debba essere fatta, ma senza mettere in discussione i
valori fondanti della nostra società. Cosa che, per qualche genio
nostrano, si riduce a dire che il crocefisso nelle aule non si tocca.
Come se, qui da noi, fregasse davvero qualcosa a qualcuno (cardinali
in primis) di quello che ha detto quell'ebreo 2mila anni fa.
I nostri valori, per fortuna, sono ben
altri. O almeno, lo sono i miei.
Una gran mano a rendere tutto più
complicato la dà il solito, farraginoso, sistema italiano. Le
procedure per il riconoscimento dell'asilo politico sono in realtà
delle lotterie lunghissime, che non riescono a distinguere tra chi ha
diritto e chi non lo ha, costringendo per lunghi mesi, se non anni,
persone ad essere posteggiate in qualche centro accoglienza senza
poter lavorare (gli è vietato dalla nostra legge) per avere alla
fine un risultato che può essere di riconoscimento della domanda,
oppure di espulsione che significa semplicemente entrare in
clandestinità. Il nostro sistema giudiziario poi sembra fatto
apposta per chi vuole delinquere. Processi lunghissimi, tre gradi di
giudizio che sembrano non finire mai, e poi nel caso una venga
finalmente condannato bisogna andarlo a cercare per metterlo dentro,
come se un ladro stesse lì a casa sua a aspettare i Carabinieri che
vengono a prenderlo.
La Francia, all'indomani degli
attentati, ha annunciato di aver chiuso le frontiere. Bella balla,
Hollande: le frontiere, per gli stranieri, le hai chiuse da sempre
(vedi gli immigrati accampati sugli scogli a Ventimiglia) e poi è
troppo facile blindare le frontiere di terra. Prova ad essere, come è
l'Italia, una immensa portaerei protesa nel mare della disperazione e
vediamo come fai, a blindare le frontiere.
Quindi, sintetizzando: se là è un
gran casino, è perchè lo abbiamo in parte scatenato noi. Se non ci
decidiamo ad affrontare seriamente, con truppe di terra, l'Isis, non
ne usciamo. L'integrazione deve essere vera e deve partire dai nostri
valori, su cui non si tratta. Il sistema italiano, in primis quello
giudiziario, va riformato alla veloce, perché il diritto alla
giustizia è fondamentale.
Sono d'accordo sul fatto che si debba intervenire seriamente per fronteggiare l'Isis , ma , capisco anche la prudenza di chi deve prendere la decisione finale per attuare un intervento mediante un massiccio impiego di truppe di terra . Mi rifaccio a ciò che è successo in passato , in Afganistan , per esempio ed in questo caso , non credo si troverebbero ad affrontare tribù di pastori male armati , la possibiltà , seppur remota di poter incappare , passami il termine , in una sorta di Vietnam , degli anni duemila , secondo me è concreta , senza contare il grande problema di tutti quegli immigrati , che proprio come molti italiani che ancora auspicherebbero ad un ritorno di un nuovo duce , parteggiano per l' Isis anche se non lo ammettono . Un Saluto Diego
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