Oggi vi parlo di Tristan da Cunha, il
posto più lontano da qualunque altro posto che possiamo raggiungere
senza usare astronavi.
Si tratta di un'isola sperduta
nell'oceano atlantico: il posto più vicino è il sudafrica, a oltre
2800 km di mare.
Vi abitano solo 280 persone e in tutto
ci sono solo sette cognomi: tra questi Repetto e Lavarello, da due
marinai di origine camogliese che arrivarono lì nel 1982,
sopravvissuti al naufragio del brigantino Italia.
L'isola è collegata al resto del mondo
da un peschereccioe, che approda qualche volta l'anno da Città del
Capo a Edinburgh of the seven seas (edimburgo dei sette mari)
capitale e unico luogo abitato su questo enorme scoglio di 98 kmq.
Come si vive a Tristan? C'è un ufficio
postale, due chiese (una anglicana, l'altra cattolica), una scuola,
un piccolo ospedale di nome “Camogli”. Si allevano capre e
mucche, e si pesca la pregiata aragosta.
Al sabato sera gli abitanti del
villaggio si trovano tutti nella palestra delle scuole, trasformata
per l'occasione in sala da ballo.
L'organizzazione politica della vita è
“comunista” nel vero senso della parola. La proprietà di tutta
l'isola, e di tutti i mezzi di produzione, è posseduta
collettivamente da tutti gli abitanti. Non è consentito agli
stranieri comprare nessuna proprietà.
La raccolta del latte delle mucche, ad
esempio, è effettuata collettivamente da tutte le donne dell'isola
per essere poi distribuito non in base al lavoro ma in base al
bisogno. Così avviene per la carne e per il pescato.
Non vi è circolazione di contante
all'interno, ma i soldi servono solo per acquistare i beni che
vengono portati con la nave e pezzi di ricambio per la manutenzione.
La vita sull'isola non è mai stata
facile a causa dell'isolamento. Per 10 anni, a causa delle guerre
boere, nessuna nave approdò a Tristan e rimasero isolati dal mondo.
L'isola è formata da un vulcano che
nel 1961 ha eruttato violentemente costringendo il governo inglese,
sotto la cui giurisdizione cade formalmente Tristan, ad evacuare
tutti gli abitanti. Essi furono portati in Inghilterra e ricevettero
una casa ed un lavoro. Ma due anni dopo l'eruzione tutti gli abitanti
decisero di tornare a vivere sull'isola e ricostruirono il loro
villaggio distrutto dal vulcano.
Tristan non è una paradisiaca isola: a
parte il vulcano, il mare è sempre mosso, tira vento continuamente,
piove spessissimo e a volte nevica pure. La nebbia è una costante.
Se hai bisogno di una medicina, devi
aspettare settimane che arrivi la nave e sperare che riesca ad
avvicinarsi, perchè se c'è burrasca – ed è probabile – la nave
prosegue la corsa per la lontanissima (ovviamente)e più nota Isola
di Sant'elena.
Inoltre, il problema più grosso dei Tristanesi è l'endogamia: a furia di sposarsi tra parenti (e sull'isola sono tutti parenti) il patrimonio genetico si è indebolito e questo ha diffuso alcune patologie.
Inoltre, il problema più grosso dei Tristanesi è l'endogamia: a furia di sposarsi tra parenti (e sull'isola sono tutti parenti) il patrimonio genetico si è indebolito e questo ha diffuso alcune patologie.
Un postaccio, insomma. Ma quando penso
di mollare tutto, mi vedo su un peschereccio che cerca Tristan tra le
nebbie.
Maggiori info:
http://it.wikipedia.org/wiki/Tristan_da_Cunha
http://it.wikipedia.org/wiki/Tristan_da_Cunha
http://www.tristandc.com/ (sito ufficiale dell'isola)
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