domenica 20 gennaio 2013

MOLLO TUTTO, VADO A TRISTAN

Avete mai sentito il bisogno di fuggire da tutto e da tutti? Di finire in un posto completamente diverso?
Oggi vi parlo di Tristan da Cunha, il posto più lontano da qualunque altro posto che possiamo raggiungere senza usare astronavi.
Si tratta di un'isola sperduta nell'oceano atlantico: il posto più vicino è il sudafrica, a oltre 2800 km di mare.
Vi abitano solo 280 persone e in tutto ci sono solo sette cognomi: tra questi Repetto e Lavarello, da due marinai di origine camogliese che arrivarono lì nel 1982, sopravvissuti al naufragio del brigantino Italia.
L'isola è collegata al resto del mondo da un peschereccioe, che approda qualche volta l'anno da Città del Capo a Edinburgh of the seven seas (edimburgo dei sette mari) capitale e unico luogo abitato su questo enorme scoglio di 98 kmq.
Come si vive a Tristan? C'è un ufficio postale, due chiese (una anglicana, l'altra cattolica), una scuola, un piccolo ospedale di nome “Camogli”. Si allevano capre e mucche, e si pesca la pregiata aragosta.
Al sabato sera gli abitanti del villaggio si trovano tutti nella palestra delle scuole, trasformata per l'occasione in sala da ballo.
L'organizzazione politica della vita è “comunista” nel vero senso della parola. La proprietà di tutta l'isola, e di tutti i mezzi di produzione, è posseduta collettivamente da tutti gli abitanti. Non è consentito agli stranieri comprare nessuna proprietà.
La raccolta del latte delle mucche, ad esempio, è effettuata collettivamente da tutte le donne dell'isola per essere poi distribuito non in base al lavoro ma in base al bisogno. Così avviene per la carne e per il pescato.
Non vi è circolazione di contante all'interno, ma i soldi servono solo per acquistare i beni che vengono portati con la nave e pezzi di ricambio per la manutenzione.
La vita sull'isola non è mai stata facile a causa dell'isolamento. Per 10 anni, a causa delle guerre boere, nessuna nave approdò a Tristan e rimasero isolati dal mondo.
L'isola è formata da un vulcano che nel 1961 ha eruttato violentemente costringendo il governo inglese, sotto la cui giurisdizione cade formalmente Tristan, ad evacuare tutti gli abitanti. Essi furono portati in Inghilterra e ricevettero una casa ed un lavoro. Ma due anni dopo l'eruzione tutti gli abitanti decisero di tornare a vivere sull'isola e ricostruirono il loro villaggio distrutto dal vulcano.
Tristan non è una paradisiaca isola: a parte il vulcano, il mare è sempre mosso, tira vento continuamente, piove spessissimo e a volte nevica pure. La nebbia è una costante.
Se hai bisogno di una medicina, devi aspettare settimane che arrivi la nave e sperare che riesca ad avvicinarsi, perchè se c'è burrasca – ed è probabile – la nave prosegue la corsa per la lontanissima (ovviamente)e più nota Isola di Sant'elena.
Inoltre, il problema più grosso dei Tristanesi è l'endogamia: a furia di sposarsi tra parenti (e sull'isola sono tutti parenti) il patrimonio genetico si è indebolito e questo ha diffuso alcune patologie.
Un postaccio, insomma. Ma quando penso di mollare tutto, mi vedo su un peschereccio che cerca Tristan tra le nebbie. 
http://www.tristandc.com/ (sito ufficiale dell'isola)



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