giovedì 3 gennaio 2013

SALVIAMO L'OSPEDALE O LA SANITA'?

In questo periodo di tagli alla sanità, non vi è Città in cui non sia nato un comitato di cittadini per salvare il locale ospedale: ce ne sono a Novi, a Tortona, a Ovada e a Casale.
Un dato di fatto è che il sistema sanitario regionale non riuscirà più a mantenere gli attuali livelli di assistenza sul territorio. Come ha detto poco tempo fa l'assessore regionale competente, il sistema sanitario del Piemonte è tecnicamente fallito. Basta questo per spiegare da dove arrivano i tagli che la sanità sta subendo in questi giorni.
Peggiora la situazione il fatto che la gente ha preso il brutto vizio di campare di più, e gli anziani, si sa, hanno più bisogno di cure mediche che i giovani. Con un'età media della popolazione che
aumenta (e di questo non riusciamo a non esserne felici) la spesa sanitaria pro capite non può far altro che lievitare.
Ora il dilemma è questo: difendere a spada tratta i propri servizi ospedalieri, anche a scapito degli altri territori, oppure cercare di distribuire equamente i tagli?
La prima strada è quella preferita dai comitati di cittadini. E' ovvio che il comitato “salviamo l'ospedale di XXX” se ne infischi delle sorti dell’ospedale di YYY.
La seconda strada può essere percorsa solo dalla politica, quella con la P maiuscola. Solo un politico miope, teso solo a guardare al proprio orticello, non capisce che l'unica strada da percorrere è quella di salvaguardare un territorio vasto.
Sono personalmente convinto che il metro di giudizio dei cittadini sui servizi sanitari risponda più a criteri di qualità che a criteri geografici. Un paziente si reca nella struttura in cui ritiene di poter avere cure migliori, non in quella più vicina a casa sua.
Per essere ancora più chiari, se devo subire – ad esempio - un trapianto di cuore non vado a Novi, perché è il più vicino a casa mia, ma vado dove hanno la maggiore esperienza e la competenza per fare questa operazione.
Non è quindi con la politica del campanile che possiamo salvare la sanità. Per contro, il rischio è che se tutti i comuni difendono in maniera miope i loro presìdi, chi cerca di fare un ragionamento più ampio finisca per subire la maggior parte dei tagli.


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